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Ryder Cup, l’incendio al Marco Simone Golf Club: l’area sequestrata. Non si esclude il dolo

Per l'incendio nella mecca della Ryder Cup si cercano tracce di sostanze acceleranti

La procura di Tivoli ha aperto un fascicolo e sequestrato l’area, mentre gli investigatori anche stamattina si sono messi alla ricerca di eventuali tracce di acceleranti.

Per l’incendio nella mecca della Ryder Cup si cercano tracce di sostanze acceleranti

Sarebbe la velocità con cui le fiamme si sono propagate le fiamme a far propendere per l’ipotesi dolo – per ora non confermata – del rogo che, nel pomeriggio di ieri, al Marco Simone Golf Club ha bruciato l’area hospitality della Ryder Cup, per quattro giorni, fino a domenica, mecca internazionale del golf. Un’area destinata ad essere smontata e dove fino a poco prima stavano lavorando degli operai.

L’allarme è scattato intorno alle 17. Le fiamme hanno avvolto un edificio prefabbricato di tre piani, in tutto oltre seimila metri quadri. In particolare sono bruciati due capannoni utilizzati come magazzini dove erano custoditi i materiali che sono serviti per gli allestimenti della Ryder Cup ma anche l’area hospitality

Ora le indagini sull’incendio che si è sviluppato poco dopo l’inizio delle operazioni di smontaggio delle strutture, puntano a capire la causa scatenante.

Oltre ai vigili del fuoco del Nucleo investigativo antincendio nel golf club sono intervenuti anche gli agenti della polizia scientifica che hanno effettuato un sopralluogo alla ricerca di eventuali tracce di sostanze acceleranti.

Dalle prime indiscrezioni sembra che gli operai al lavoro abbiano escluso di aver lasciato materiale infiammabile a ridosso dei capannoni. In alternativa resterebbe l’ipotesi di un corto circuito, non scontato però.

Al vaglio le telecamere

Al vaglio ci sono le immagini del sistema di videosorveglianza del complesso sportivo nei giorni della Ryder Cup blindato dalle forze di polizia per evitare problemi di ordine pubblico o  atti dimostrativi vista l’esposizione mediatica dell’evento.

Come quella di nove ambientalisti di “Ultima Generazione” fermati dalla Digos su un’auto nei pressi del campo da golf con striscioni e una mappa del Marco Simone Golf Club. Erano pronti per un blitz proprio mentre nella tenuta di Marco Simone si disputavano le gare.