Luigia Palmisano poteva forse salvarsi con la presenza di un marinaio di salvataggio: l’autopsia conferma la morte per annegamento. Escluso infarto o ictus
Un piccolo passo verso la ricerca della verità e delle giustizia sulla morte di Luigia Palmisano, la 77enne di Ostia deceduta lo scorso 6 settembre nello specchio d’acqua tra la spiaggia dei cani e la Spiaggia libera “Grigia” su Lungomare Duca degli Abruzzi, è stato fatto.
Sul corpo della donna, che si trovava ancora all’obitorio di Tor Vergata, non consentendo ai familiari nemmeno la possibilità di svolgere le esequie, è stato finalmente disposta l’autopsia. che ieri ha dato come primo esito, la conferma di quanto sospettato dalla stessa famiglia, e cioè che la morte della 77enne sia avvenuta per annegamento.
I risultato completi degli esami non si avranno prima di 30/60 giorni, ma intanto quanto reso noto dai legali della famiglia, gli avvocati Domenico Stamato e Vittorio Mazzocca Gamba, che avevano richiesto l’autopsia giudiziaria affinché potessero essere verificate le cause di morte, apre una pista investigativa sulla eventuale responsabilità:
“Responsabilità – spiegano – che in primis potrebbero ricadere sul Sindaco di Roma Capitale, e di Dirigenti del X Municipio a titolo di cooperazione colposa, per non aver garantito il servizio di salvamento sulla spiaggia libera attrezzata di loro competenza”.
Appresa la notizia, per i familiari che ancora non si riescono a farsi una ragione della morte della donna, in circostanze che invece avrebbero dovuto prevedere un soccorso, e come nel caso di una spiaggia non sicura degli avvisi di balneazione, a questo punto andranno avanti nella ricerca della giustizia.
“Mia madre – ha commentato la figlia – era lì per camminare proprio come le aveva detto di fare il medico. Mentre non è tornata a casa. La conferma dei segni di annegamento e non di infarto, ictus né morte violenta, ci fanno ancora più rabbia, perché forse con l’intervento pronto di una marinaio di salvamento si sarebbe potuta salvare. Era a 5 metri dalla riva e se come pensiamo è svenuta e caduta a faccia avanti, là dove è stata trovata c’era tutto il tempo di correre in suo soccorso”.
Per i legali la vicenda tragica poteva essere evitata, in primis per i pregressi e numerosi episodi accaduti ad altri bagnanti, che avrebbero dovuto far scattare in quel tratto di spiaggia il divieto di balneazione e non solo un avviso della mancanza di servizio di salvamento, scritto con caratteri piccoli e posto ad un’altezza non alla portata di tutti. “La signora Palmisano era alta poco più di 1,50 m”.