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Roma, decisa la data del processo all’uomo che ha ucciso Martina Scialdone: gli aggiornamenti

Decisa la data del processo a carico di Costantino Bonaiuti, che ha ucciso a colpi di pistola la sua fidanzata, l'avvocatessa Martina Scialdone

Roma: decisa la data del processo all’uomo autore del femminicidio dell’avvocatessa – sua fidanzata – Martina Scialdone, con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi. La 34enne era stata uccisa lo scorso 13 gennaio e la procura aveva ottenuto che l’omicida andasse a processo con giudizio immediato.

Decisa la data del processo a carico di Costantino Bonaiuti, che ha ucciso a colpi di pistola la sua fidanzata, l’avvocatessa Martina Scialdone

Il processo a Costantino Bonaiuti, che a gennaio scorso aveva tolto la vita, sparandole, alla 34enne avvocatessa romana, partirà il prossimo 2 ottobre.

L’ingegnere 61enne aveva aperto il fuoco contro la sua fidanzata, che intendeva lasciarlo, all’esterno di un ristorante capitolino in zona Furio Camillo, al Tuscolano.

I pubblici ministeri contestano a Bonaiuti il reato d’omicidio aggravato dai futili motivi e per aver ucciso una persona che era legata a lui da una relazione sentimentale, arrivando già armato nel luogo di quello che doveva essere un appuntamento per chiarire la situazione e, porre fine alla tormentata liaison, questo il desiderio della donna, che in base alle indagini degli inquirenti, è stato un delitto mosso da gelosia e dal forte desiderio di controllare la vittima da parte del suo assalitore, che la controllava anche grazie ad un dispositivo installato clandestinamente sul suo telefonino.

L’uomo è da tempo detenuto nel carcere romano di Regina Coeli, e dovrà rispondere anche dei reati di porto illegale d’arma in luogo pubblico, una pistola Glock ufficialmente detenuta dall’uomo ad esclusivo uso sportivo.

Durante il processo che inizierà dunque nei primissimi giorni del prossimo ottobre, si costituiranno come parti civili anche il fratello e la mamma di Martina, rappresentati dall’avvocato Mario Scialla.

Nel processo si costituiranno come parti civili la madre e il fratello di Martina Scialdone.

Per il Giudice delle Indagini Preliminari, così come descritto dal fratello dell’avvocatessa uccisa, che era presente quel giorno come testime oculare della tragedia, era evidente come la volontà dell’indagato fosse solo ed esclusivamente quella di uccidere la donna per poi tentare la fuga.

Come sempre ricordiamo ai nostri lettori che tutti gli indagati vanno considerati come presunti innocenti fino all’emissione di una sentenza definitiva di condanna, con le prove che si formeranno nel corso del processo e fino all’ultimo grado di giudizio.

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