Maxi rissa nel carcere romano di Regina Coeli. Nella mattinata di ieri, domenica 25 giugno, al momento di accedere all’area della messa si sono scatenati degli scontri violentissimi. Una cinquantina di detenuti, due gruppi distinti della terza e della sesta sezione, hanno cominciato a insultarsi e poi a prendersi a pugni e calci mentre gli agenti in servizio chiedevano rinforzi.
La rissa si è scatenata nella rotonda dove si tiene la messa domenicale più volte presenziata anche dal Papa
Prima le botte a ridosso dell’area della messa, la Rotonda, con le sedie usate come armi e poi al momento del rientro su una scalinata. Alla fine delle due scazzottate si sono contati contusi sia tra i detenuti che tra i poliziotti.
A scatenare la rissa sembra un sequestro di droga e telefonini. Una operazione che secondo la fazione danneggiata sarebbe scaturita da una “spiata”. Per ora deduzioni: a quanto pare gli stessi detenuti non hanno voluto dare spiegazioni sul motivo della rissa.
Regina Coeli attualmente ospita 990 reclusi, di cui 500 stranieri ed il personale è sotto organico: 360 gli agenti in servizio suddivisi in più turni. Nelle stesse ore degli scontri altri agenti hanno salvato un detenuto che tentava di impiccarsi.
La proposta dei sindacati: spostare il giorno della messa
“L’organico va rafforzato, basta rinvii – afferma Daniele Nicastrini, segretario regionale Lazio dell’Uspp, Unione sindacati di polizia penitenziaria – e vanno riorganizzati i servizi. Come è possibile fare celebrare la messa di domenica, giorno in cui manca ulteriore personale? Perché non farla il venerdì, come in altre case circondariali? Oppure evitare che così tanti detenuti scendano insieme, prevedendo almeno due celebrazioni?”.
“Non solo – aggiunge il sindacalista – c’è il problema di coloro che debbono essere sorvegliati a vista: nelle ultime 48 ore erano ben 12”.
“Poteva essere una carneficina – fa il Sappe – tenuto conto che s’erano solo tre poliziotti lì in servizio e che hanno fatto l’impossibile”.