Il Suv Lamborghini guidato da Matteo Di Pietro viaggiava a oltre 124 km orari “immediatamente prima dell’impatto” mortale con l’utilitaria in cui è deceduto Manuel Proietti, il bimbo di 5 anni travolto a bordo della Smart su cui viaggiava con la mamma e la sorellina, rimaste gravemente ferite e poi dimesse dall’ospedale. È quanto emerge dall’ordinanza con cui il gip di Roma ha disposto, nei giorni scorsi, gli arresti domiciliari nei confronti del ventenne indagato per il reato di omicidio stradale aggravato.
Il Lamborghini Urus viaggiava a 124 km orari al momento dell’impatto mortale lo precisa il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare
“Sussiste – scrive il magistrato nell’ordinanza di custodia cautelare – il pericolo di inquinamento delle prove, così come ritenuto dal Pubblico Ministero, tenuto conto del mancato rinvenimento, all’interno della Lamborghini, delle due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che, per come riferito dagli amici di Di Pietro erano in funzione e al momento dell’incidente utilizzate da uno di loro“.
Attualmente Matteo Di Pietro alla guida della supercar che devastato il lato frontale e quello destro dell’utilitaria in cui è morto il piccolo Manuel è sottoposto agli arresti domiciliari. La misura cautelare era stata adottata nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del pubblico ministero, sia per il pericolo di fuga dell’indagato, sia in relazione alla possibilità che il giovane potesse influire sulle indagini, inquinando le prove che si stanno raccogliendo a suo carico. Su quest’ultimo profilo incide, infatti, in modo particolarmente negativo il fatto che gli inquirenti non abbiano trovato, all’interno della Lamborghini Urus le due telecamere utilizzate per la registrazione dei video da pubblicare poi su Youtube e che, secondo quanto riferito dagli amici di uno dei fondatori di TheBorderline, “erano in funzione e venivano utilizzate da uno di loro al momento dell’incidente“. I filmati venivano, infatti, caricati sistematicamente sull’account di scommesse impossibili proposte ai 600mila follower del canale Internet come, appunto, quella di guidare il Suv per 50 ore consecutive senza mai scendere dall’auto.
Il giudice si sofferma poi sul rischio di reiterazione del reato che ha comportato l’applicazione della misura cautelare nei confronti di Di Pietro
Il giudice sottolinea in particolare che la personalità dell’indagato “non appare tranquillizzante”. Anche tenuto conto del fatto che la principale fonte di reddito di Matteo Di Pietro, “sembrerebbe rappresentata proprio dalla realizzazione di video da pubblicare su siti web riferibili alla società The Borderline srl, di cui l’indagato è socio oltre che amministratore delegato e che ha già in precedenza realizzato altri video e ‘challenge’ a bordo di autovetture, proponendo sfide analoghe, con il rischio di mettere in pericolo l’incolumità propria e degli altri utenti della strada”.
A proposito dei gravi indizi di colpevolezza dell’indagato per il giudice “ricorrono, nel caso in esame, specifiche esigenze cautelari e, in particolare, si ravvisa il concreto e attuale pericolo che lo stesso possa commettere ulteriori reati della stessa specie di quelli per cui si procede” fattore “desumibile dalle modalità della condotta, gravemente imprudente nella guida di un’auto di grossa cilindrata a velocità sostenuta e comunque certamente superiore al limite massimo imposto nei centri urbani, peraltro in pieno giorno e nonostante la presenza di attraversamenti pedonali“. In merito va puntualizzato che su via di Macchia Saponara dove, all’incrocio con via Archelao di Mileto, è avvenuto l’impatto mortale il limite massimo di velocità è di 30 km orari considerato che si tratta delle strade presenti all’interno di un quartiere residenziale.
Il giudice chiarisce poi che la positività ai cannabinoidi a cui l’indagato è stato sottoposto in prima battuta appena accaduto l’incidente e, anche in seguito, per ulteriori test di approfondimento non è stata, invece, considerata come circostanza “aggravante” del quadro probatorio e, del resto, neppure contestata dal pubblico ministero poiché la stessa positività poteva “riferirsi ad assunzioni risalenti a diversi giorni prima del sinistro“. Ciò non toglie, conclude, il giudice per le indagini preliminari che la stessa propensione al consumo di stupefacenti denoti comunque “un tratto trasgressivo dell’indole dell’indagato e che si rende, dunque, indispensabile l’adozione di una misura cautelare adeguata a fronteggiare tale pericolo di reiterazione” dello stesso reato.
La linea assunta dalla procura sin dall’inizio di questa terribile vicenda è stata ispirata dalla volontà di procedere passo dopo passo in base alle risultanze emerse durante le indagini. Si è infatti cercato di evitare di giungere a provvedimenti anche gravi ma affrettati. Un diverso atteggiamento da parte dei giudici avrebbe finito per incoraggiare affrettati processi mediatici soprattutto da parte dei social.
La morte di Manuel non ha sollevato soltanto ondate di sdegno nei confronti degli Youtuber responsabili del tragico evento ma anche una composta sofferenza che ha trovato modo di esprimersi nella fiaccolata organizzata nel quartiere di Casal Palocco dove il bimbo ha perso la vita e a cui ha, tra l’altro, partecipato nella serata di ieri, 25 giugno 2023, anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
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