Il quartiere di Giardino di Roma, incastonato tra la via Cristoforo Colombo e la via Ostiense, sta subendo una grande trasformazione dal punto di vista urbanistico che, con la costruzione di giganteschi palazzoni anche a ridosso della ferrovia Roma-Lido e tra antichi resti archeologici, ne sta notevolmente e definitivamente modificando la struttura e il panorama.
Labur ricorda la presenza di un’importante area archeologica con ritrovamenti d’epoca romana, in un quartiere che si sta trasformando profondamente dal punto di vista edilizio
Difatti, Labur, il Laboratorio per l’Urbanistica, segnala proprio questa serie di costruzioni di edilizia residenziale: “Dopo 30 anni – esordisce Labur – sta per concludersi la Convenzione del quartiere Giardino di Roma. Altri edifici si innalzano sulla via Ostiense sopra un’area archeologica conosciuta dal 1916 ma che la Soprintendenza non ha mai vincolato in modo efficace, limitandosi a suggerire ‘sondaggi preventivi’. Scavi del 1995 e del 1998 smentiscono questo modo di fare a danno dell’urbanistica e della tutela del territorio. Ci vorranno mesi per portare una denuncia alle autorità competenti per omessa vigilanza, il materiale è tantissimo, accumulatosi in 30 anni”.
In questa zona in particolare, tra la ferrovia e l’Ostiense, Labur fa riferimento alla presenza di importanti ritrovamenti archeologici, dato che va ricordato come sia stata rinvenuta proprio a Giardino di Roma, il popoloso quartiere tra Vitinia e Casalbernocchi, una grande e preziosa vasca monumentale risalente all’epoca romana. Nonostante questo, stando alle dichiarazione di Labur, pur con la presenza di reperti di così grande valore storico, i lavori di edificazione e costruzione nel quartiere non hanno subito uno stop.
Sostanzialmente non è stato fatto tutto questo perchè la zona non è stata ritenuta degna di salvaguardia e tutela dal punto architettonico e archeologico.
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Gli ambientalisti del Comitato salvaguardia beni culturali X Municipio hanno scritto al riguardo alla Soprintendenza capitolina per i beni culturali per avere chiarimenti e delucidazioni, in particolare, sulla questione e sulla mancata difesa della vasca d’epoca romana. Nello specifico, proprio la Soprintendenza Speciale di Roma sta continuando nel tempo a supervisionare l’area urbana in questione e i lavori autorizzati allo stato attuale effettivamente si trovano su una porzione di terreno che risulta al momento priva di rinvenimenti archeologici, come documentato dalle indagini preventive degli anni scorsi. Come ulteriore forma di verifica in questo senso è stata effettuato dagli ambientalisti anche un sopralluogo, per accertare eventuali possibili interferenze dei lavori edili con le strutture della vasca monumentale.
In attesa di dare l’avvio ai lavori di valorizzazione della vasca, i rinvenimenti sono stati temporaneamente ricoperti per garantirne la protezione e questi antichi manufatti vengono costantemente monitorati dagli ambientalisti, data la caratura elevatissima e la loro grande importanza.
Proprio in ragione della presenza dei resti di quest’opera gli ambientalisti sottolineano tuttavia la necessità di fare urgenti, opportune e approfondite valutazioni nel tessuto urbano di Giardino di Roma, coinvolgendo vari professionisti del settore.
Focus sulla preziosa vasca d’epoca romana e gli altri ritrovamenti
Sono partite nel 2019 le indagini archeologiche sull’area di circa 20mila metri quadri, con esiti che da tempo sono stati definiti di grande rilevanza “eccezionali”, dalla Soprintendenza Capitolina.
E tra queste scoperte, ovviamente, la più grande e importante è proprio quella della vasca monumentale, lunga 40 metri.
Già tramite un comunicato stampa ufficiale di 3 anni fa, del 2020, la Soprintendenza affermava quanto segue, il 9 settembre di quell’anno, a proposito di questa vicenda: Si tratta di “Una scoperta che rinnova lo stupore nei confronti di Roma e delle infinite storie che ha ancora da raccontare. Trovarsi di fronte a un tale rinvenimento ha lasciato sorpresi anche i nostri archeologi… Un altro successo dell’archeologia preventiva, essenziale per non disperdere il nostro passato, e per tutelare e per valorizzare territori che, altrimenti, resterebbero inesplorati”.
Tuttavia, sottolinea Labur, di “inesplorato” non c’era più molto in questa zona, dato che già da tempo era nota la dimensione notevole di quella che, a Giardino di Roma, appare, secondo il Laboratorio di Urbanistica, come un’area archeologica a tutti gli effetti, poi oggetto di scavi nel 2019.
Nell’area in questione e nelle sue immediate vicinanze erano già stati fatti scavi e sopralluoghi fin dagli anni ’90, nel 1998 e, ancora prima, nel lontanissimo 1916, quando a breve distanza dall’attuale agglomerato urbano di Giardino di Roma, presso il Casale di Malafede, era stato trovato un tratto dell’acquedotto che andava in direzione della città antica di Ostia, della quale erano note le arcate, poco distanti, presso la depressione di Ponte Ladrone.
Nel 1998 era già stato scoperto, infatti, un tratto di acquedotto risalente all’età imperiale romana, “Inserito organicamente nel più ampio sistema idrico che dal territorio di Malafede raggiungeva la colonia di Ostia”.
Il tratto in questione, distante 80 metri dalla via Ostiense e 100 metri, verso Roma, dal Casale di Malafede, era da subito apparso molto simile ai due due canali scavati nel maggio del 1916 nel corso di alcuni lavori eseguiti dal comune di Roma “Per correggere la livelletta stradale.
Infine, già dal 1995 erano stati resi pubblici vari studi sui ritrovamenti fatti durante alcune ricognizioni inserite nel contesto del progetto partito nel 1998, denominato “Roma Costiera”, sorto per aggiornare la Carta archeologica dell’Agro Romano. Tutti questi dati, successivamente confluirono nella documentazione del vincolo dello scorso 22 giugno del 1991.