Omicidio Massimiliano Moneta: l’ex suocero Antonino Fedele si consegna ai carabinieri

Dopo diversi giorni di latitanza, si consegna ai carabinieri l'uomo che avrebbe ucciso a colpi di fucile l'ex genero durante una lite dai contorni ancora poco chiari

Trova la risoluzione il giallo dell’omicidio a colpi di fucile, in Toscana, di Massimiliano Moneta, che per anni aveva risieduto nel quartiere di Marco Simone a Guidonia. Il 57enne era stato ammazzato pochi giorni fa, con il suocero, Antonino Fedele, che è stato arrestato dopo essersi presentato spontaneamente ai carabinieri di Cecina, frazione di Livorno, al termine di diversi giorni di latitanza.

Dopo diversi giorni di latitanza, si consegna ai carabinieri l’uomo che avrebbe ucciso a colpi di fucile l’ex genero durante una lite dai contorni ancora poco chiari

L’anziano 81enne, ora indagato per aver ammazzato a fucilate l’ex genero dopo una lite scaturita per cause ancora da accertare, all’interno del suo podere, lo scorso 11 aprile, si è presentato ieri mattina per costituirsi, lunedì 17 marzo, alla stazione dei carabinieri di Rosignano.

L’arrestato è stato subito portato presso il comando provinciale livornese per l’interrogatorio condotto dal procuratore Ettore Squillace Greco e dal pubblico ministero che si sta occupando delle indagini, Pietro Peruzzi.

Terminato l’Interrogatorio, immediatamente il tribunale di Livorno ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro Antonino Fedele, che è stato portato nella prigione di Le Sughere, il penitenziario della città labronica.

All’interno di una nota ufficiale diffusa al riguardo dai militari dell’arma, è stato spiegato che il provvedimento è stato preso d’urgenza dato che il Giudice per le Indagini Preliminari che avrebbe giudicato come Indiscutibile la riconducibilità del fatto” alla persona di Antonino Fedele, gravemente sospettato di aver ucciso a fucilate Massimiliano Moneta,  e lo avrebbe “Colpito due volte, la prima volta all’altezza dell’anca destra e la seconda al torace destro‘ e l’uomo ha dimostrato una forza di volontà enorme ed una capacità non comune. La pericolosità del Fedele è, dunque, elevata. Appare, in definitiva, necessario limitare la libertà dei movimenti del Fedele ed ostacolare ogni ipotesi di condizionamento delle indagini“.

Come sempre ricordiamo ai nostri lettori che dato lo stato attuale delle indagini, ovvero quello della indagini preliminari, l’indagato va sempre considerato presunto innocente, fino ad una sentenza definitiva di colpevolezza, con le prove che si formano nel corso del processo.

Inoltre sempre recentemente vi abbiamo raccontato di un altro omicidio perpetrato a colpi di fucile, per il quale è stato fermato un 33enne,  indagato perchè gravemente sospettato di essere stato l’autore materiale dell’agguato mortale che ha ucciso il 31enne imprenditore Marco Gianni.

L’uomo, classe 1992, ha perso la vita dopo essere stato raggiunto da diverse fucilate sparategli da distanza ravvicinata, all’interno di un vivaio nell’hinterland di Sabaudia, con il killer che era poi fuggito dal luogo del delitto.

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