Caso Abbrugiati, ecco perché il giudice ha respinto il patteggiamento dell'automobilista accusato di omicidio stradale
Viaggiava a 160 km orari, e in stato di ebbrezza superando il doppio del limite di legge, e poi non ha mostrato segni di aver compreso appieno la gravità della sua condotta: ossia aver provocato un tamponamento sul Gra costato la vita ad Aldo Abbrigiati, un ventenne di Fiumicino che stava tornando a casa dai genitori e invece è morto sul colpo.
Sono tre le motivazioni cardine che hanno spinto il gip di Roma Angela Gerardi a respingere il patteggiamento della pena a 4 anni di carcere per Pietro M, il 43enne romano che alla guida della sua Mercedes ha provocato l’incidente mortale costato la vita al ventenne di Fiumicino. La difesa dell’automobilista e la procura avevano concordato una pena a 4 anni di carcere. (leggi qui)
Ora il giudice spiega perché non poteva essere accettata una pena così mite. Nel calcolo, infatti, erano state ritenute le circostanze attenuanti a favore dell’imputato. Circostanze attenuanti che secondo il giudice non meritava “a fronte di una condotta particolarmente grave”.
Il gip infatti ricorda che l’imputato si era messo “alla guida della propria autovettura in stato di alterazione dovuta all’assunzione di sostanze alcoliche in quantitativi superiori al doppio del limite consentito dalla legge (2,2 g/l) e procedendo ad una velocità notevolmente superiore al limite consentito per quel tratto di strada (160 km orari)”.
“Non risultano pertanto elementi di positivo apprezzamento della condotta anche extraprocessuale dell’imputato che per giunta, nel corso dell’interrogatorio in sede di convalida dell’arresto ha mostrato di non aver colto appieno la gravità del suo comportamento”, conclude il giudice.
I genitori di Aldo Abbrugiati, ancora sconvolti dalla morte del figlio, avevano annunciato per il giorno dell’udienza in cui il giudice doveva decidere o meno il patteggiamento una manifestazione a piazzale Clodio.
“Chi ha ucciso mio figlio rischia di non finire un giorno in carcere”. Da qui l’idea di organizzare una sorta di sit-in con il viso di Aldo stampato sulle magliette. “Quell’uomo era ubriaco e ci ha strappato un figlio. Chiederemo giustizia non solo per lui ma per tutte le vittime della strada, per tutti questi ragazzi che sono morti”.
L’incidente in cui aveva perso la vita il ventenne di Fiumicino si era verificato intorno alle 2 di notte al km 38 del Raccordo anulare. Aldo era solo sulla sua auto e stava rientrando a casa dopo una festa con gli amici che lo seguivano su altre due vetture.