Tivoli, investì i carabinieri durante un furto: rom in cella per tentato omicidio

Il ladro e mancato omicida identificato grazie al Dna: a distanza di un anno l'arresto

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Carabinieri di Tivoli (immagine di repertorio)

Invece di arrendersi alzando le braccia, aveva accelerato il furgone rubato su cui stava caricando refurtiva centrando i carabinieri. Nel maggio scorso era stata evitata per un soffio la tragedia in un cantiere di via Palombarese, nel comune di Sant’Angelo Romano, dove i carabinieri erano intervenuti per la segnalazione di un furto in corso. A distanza di un anno, ieri, 3 aprile, l’arresto del ladro e mancato omicida.

Il ladro e mancato omicida identificato grazie al Dna: a distanza di un anno l’arresto

In manette è finito un 35enne italiano di etnia rom residente in un campo ai piedi di Tivoli. E’ accusato di tentato omicidio, ricettazione e tentato furto. A notificargli la misura cautelare in carcere i carabinieri della Compagnia di Tivoli.

ll giorno del furto i carabinieri avevano sorpreso un uomo mentre caricava ferraglia con un muletto su un furgone.

All’arrivo dei carabinieri il 35enne aveva tentato la fuga, utilizzando un veicolo risultato rubato e aveva cercato di investire i militari che nel frattempo si erano posizionati dinanzi al mezzo con l’intento di bloccarlo.

I Carabinieri, che avevano posizionato l’autovettura di servizio proprio davanti il cancello di ingresso, avevano ripetutamente imposto l’alt al fuggitivo, tuttavia quest’ultimo non aveva esitato a sfondare il cancello per scappare, travolgendo l’auto di servizio ed il Carabiniere che si trovava dinanzi a lui.

La fuga

La fuga era proseguita per le strade di Guidonia Montecelio fino a quando, nonostante il massiccio intervento degli altri militari della Compagnia di Tivoli, l’indagato era riuscito a dileguarsi nelle campagne della periferia.

E allora ai carabinieri non è rimasto che risalire all’utore.

Partendo dall’identikit fornito ai militari intervenuti, i carabinieri avevano analizzato i dati acquisiti dai sistemi di videosorveglianza della zona, incrociandoli con quelli provenienti dalle impronte e dal DNA rilevato sulla scena del crimine.

Con l’ausilio del RIS di Roma, alla fine sono riusciti a risalire all’identità del 35enne: a tradirlo le sue impronte e il Dna già presenti nella Banca dati delle forze di polizia.