Il Tar “condanna” di nuovo il Campidoglio: le spiagge di Ostia non sono ad “alta valenza turistica”

La Sezione seconda del Tar annulla la richiesta di quasi mezzo milione di euro pretesi dal Comune di Roma da un concessionario balneare per l’aumentato valore dello stabilimento

stabilimento La Playa di Ostia

Nuova sconfitta del Comune di Roma nella battaglia contro i concessionari degli stabilimenti balneari. La Sezione seconda del Tar del Lazio ha accolto il ricorso del concessionario dello stabilimento balneare “La Playa” contro la pretesa del Campidoglio di riscuotere un arretrato di quasi mezzo milione di euro conseguente a calcoli sbagliati e alla definizione della spiaggia di Ostia ad “alta valenza turistica”.

La Sezione seconda del Tar annulla la richiesta di quasi mezzo milione di euro pretesi dal Comune di Roma da un concessionario balneare per l’aumentato valore dello stabilimento

Una sentenza analoga era stata già emessa il 1° marzo scorso a vantaggio del concessionario dello stabilimento balneare “Bagni Vittoria” (leggi qui). In quel caso era stato il Consiglio di Stato a condannare il Campidoglio. Stavolta l’analogo provvedimento è venuto dal Tar Sezione Seconda e riguarda un altro impianto, lo stabilimento “La Playa”.

Il Tribunale amministrativo regionale (Elena Stanizzi, Presidente; Salvatore Gatto Costantino, Consigliere Estensore; Giuseppe Licheri, Referendario) ha accolto il ricorso contro il Comune di Roma, con compensazione delle spese di lite tra le parti, che pretendeva il pagamento di due cartelle esattoriali e vari conguagli riconducibili a una maggiorazione dei canoni concessori. Si trattava di un ordine di introito relativo al canone demaniale dell’anno 2017 nella misura di euro 107.477,17 e di una cartella di pagamento dell’Agenzia delle Entrate per 29.600,67 euro riguardanti il canone concessorio dell’anno 2014. Altri 270mila euro erano richiesti a conguaglio per gli anni dal 2007 al 2010. Più 78.980 euro richiesti per il canone 2016.

Tutto di riferisce alla formulazione di conteggi sbagliati da parte dell’amministrazione capitolina riguardo alle cosiddette “pertinenze”, ovvero agli spazi coperti destinati alle attività balneari, e, soprattutto, alla rivalutazione delle spiagge di Ostia in “alta valenza turistica” e quindi di maggior pregio ai fini del canone demaniale dovuto. Questo secondo provvedimento era stato disposto a maggio 2016 dalla Commissione straordinaria insediata nel X Municipio disciolto per infiltrazioni malavitose: si era attribuito alla spiaggia di Ostia un valore pari a quello di località come Amalfi, Capri, Sorrento.

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Lo stabilimento “La Playa” su lungomare Amerigo Vespucci, a Ostia

Il ricalcolo riguardava i canoni dovuti dal 2007 al 2010: in particolare, per il 2007 si richiedeva un conguaglio di euro 68.096,154; per il 2008, euro 69.500,00; per il 2009, euro 70.482,449; per il 2010 euro 69.842,731.

I giudici del Tar oltre che dare ragione al ricorrente de “La PLaya” sugli errori di calcolo effettuati riguardo alle superficie considerate come “pertinenze” dello stabilimento, hanno di fatto rigettato anche la decisione riguardo all’alta valenza turistica.

Due, tra tanti, i requisiti che hanno fatto escludere l’alta valenza per Ostia: la forte presenza di fenomeni erosivi della costa che riducono gli spazi per la balneazione e degradano l’arenile, la mancanza di uno scalo ferroviario come capacità di facile collegamento ai grandi circuiti. La Metromare, infatti, non solo è inefficiente ma è anche una ferrovia urbana, quindi priva di collegamenti diretti nazionali o regionali.