Roma, manoscritto di Gabriele D’Annunzio in vendita sul web: era sparito dalla Biblioteca Nazionale Centrale

Riconsegnato alla Biblioteca Centrale Nazionale un manoscritto di Gabriele D'Annunzio sottratto più di 10 anni fa: era finito nelle mani di un collezionista di Viterbo che lo stava vendendo al miglior offerente

Roma: un manoscritto datato 18 novembre 1926, composto da 3 fogli di colore avorio, con firma autografa di Gabriele D’Annunzio, è stato restituito oggi dai Carabinieri della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo del Comando Tutela Patrimonio Culturale alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Si tratta di una lettera originale del grande scrittore, poeta e drammaturgo, trafugata oltre 10 anni fa, e incredibilmente ritrovata tra gli articoli in vendita in un sito web di collezionismo, dove il miglior offerente avrebbe anche potuto portare il documento anche fuori dai confini nazionali.

Riconsegnato alla Biblioteca Centrale Nazionale un manoscritto di Gabriele D’Annunzio sottratto più di 10 anni fa: era finito nelle mani di un collezionista di Viterbo che lo stava vendendo al miglior offerente

E’ tornato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il manoscritto di Gabriele D’Annunzio sottratto più di 10 anni fa da questa sede, e finito nel mercato online dei documenti storici, dove un collezionista che ne era venuto regolarmente in possesso, l’aveva piazzato in bella mostra per ricavarne un lauto guadagno.

E’ una lettera datata 18 novembre 1926, composto da 3 fogli di colore avorio, delle dimensioni di cm 32,5 x 24,5, tutti recanti l’intestazione con logo “SQVADRA DI SAN MARCO – TI CON NV, NV CON TI”, ad un tratto scomparsa dalla Biblioteca.

Il recupero è stato possibile grazie ai militari dell’Arma della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo del Tpc, che attraverso costanti monitoraggi sulle pagine dedicate alla compravendita di beni d’arte, hanno intercettato il prezioso documento originale, riconoscendovi le caratteristiche della lettera sottratta prima del 2012. Il lavoro complesso degli archivisti che ne è seguito, ha fatto il resto.

Diverse tracce di abrasione dei timbri a inchiostro apposti sulle carte di D’Annunzio oltre a diverse abrasioni e cancellature della numerazione dell’inventario riportate su ogni pagina hanno reso complessa l’individuazione del documento, che anche in tal caso come per altri recuperi, è stata favorita dall’attività di catalogazione, inventario e digitalizzazione portata avanti dalla Biblioteca in epoca precedente al furto (prima del 2012), e alla comparazione delle immagini con quelle contenute all’interno della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita in via esclusiva dal Comando Tpc, il più grande database con svariati milioni di beni culturali censiti e digitalizzati.

Una volta risaliti all’identità del venditore questi lo hanno raggiunto sequestrandogli il documento che l’uomo un collezionista privato di Viterbo, aveva già messo in vendita sul web, dopo averlo acquistato qualche anno prima al mercato antiquario romano, rischiando che la missiva si perdesse nuovamente in una compravendita nel ricco mercato dei collezionisti.

Il contenuto della lettera

Nella missiva il Vate si rivolge “Al caro amico”, come riportato sulla busta che invece non è stata ancora recuperata. Questo caro amico a cui si rivolge D’Annunzio, secondo gli esperti sarebbe Giovanni Rizzo, a cui scrive: “Le accludo un telegramma con le indicazioni dell’arrivo, a Modane, del dottor Michele Mendelsohn, mio amico medico di Parigi. Il quale viene a trovarmi; e mi porta alcuni oggetti d’arte appartenenti alla mia casa parigina, rimasti ancora là. Essi sono destinati al Vittoriale degli Italiani”.

La consegna della lettera nelle ultime ore al direttore della Biblioteca, Stefano Campagnolo, è avvenuta personalmente dal comandante della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo del Tpc, Ten. Martina De Vizio.