Per il tribunale di Roma l’avvocato Piergiorgio Manca, considerato uno dei principi del Foro di Roma, una decina di anni fa avrebbe agevolato degli assistiti dediti al narcotraffico consentendo “la circolazione riservata di informazioni tra i sodali“. Ieri la condanna a 4 anni e mezzo di carcere inflitta col rito abbreviato.
In difesa dell’avvocato Piergiorgio Manca la presa di posizione della Camera Penale di Roma
Oltre a fornire assistenza legale, secondo l’accusa che ha portato l’avvocato a giudizio, dopo anni dalle contestazioni, avrebbe dato un contributo “morale e materiale ai sodali detenuti al fine di evitare rischi di delazione, di favorire incontri riservati tra gli indagati presso il suo studio per l’assunzione di decisioni importanti per la vita del sodalizio, o comunque di veicolare utenze, codici pin o indirizzi email per le comunicazioni riservate tra i sodali“.
Una sentenza che ha suscitato clamore in tutto l’ambiente giudiziario per la statura e la professionalità del penalista. Da qui la reazione della Camera Penale di Roma che ha emanato un comunicato al riguardo. Canaledieci la riporta integralmente.
“Grande turbamento nella nostra comunità ha destato la condanna di un famoso collega per concorso esterno in associazione ex art.74 D.P.R.309/90 (legge sugli stupefacenti ndr)
Definito anche dalla stampa uno dei Principi del Foro Romano è sicuramente un professionista stimato, di lunga esperienza e che ben possiamo definire un galantuomo, a noi tutti noto per la sua amabilità e per la sua competenza.
Senza entrare nel merito del processo, che siamo certi troverà sicura e positiva definizione in appello, possiamo però dire che questa sentenza “stona” con la statura umana e professionale del collega e, allo stesso tempo, desta grande apprensione per il futuro dell’avvocatura penalista.
Sono infatti ormai innumerevoli le indagini che da tempo, e non solo nel nostro Foro, vedono coinvolta la figura del difensore; indagini spesso espletate in violazione delle garanzie costituzionali e procedimentali poste a tutela della funzione della difesa, con il ricorso ad intercettazioni ambientali e telefoniche disposte in violazione dei limiti normativi (art. 103 c.p.p.) o surrettiziamente giustificate da fantasiose imputazioni, spesso mutate in corso d’opera che, invece, quella attività intercettiva permettono.
La Camera Penale di Roma denuncia con preoccupazione tutto ciò: il pericolo reale, in parte già inverato, di indagini così occhiute sulla funzione difensiva è che si determini un clima di sospetto e intimidatorio nei confronti dell’avvocatura.
Vigileremo perché ciò non accada e continueremo nella nostra funzione senza condizionamenti di sorta”. Firmato il Direttivo della Camera Penale di Roma.
Il commento dell’avvocato Manca
“Rispetto la toga, anche quella che indossano i magistrati – ha commentato la sentenza l’avvocato Piergiorgio Manca – Davo per scontato la mia assoluzione. Ho solo fatto l’avvocato parlando con i miei assistiti. Fortunatamente c’è l’appello perché io sono veramente estraneo a tutto ciò. Queste sono cose che sono entrate nella mia vita professionale ma non in quella privata“.
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