Il lungo processo ha stabilito che le infermiere avevano agito tempestivamente per salvare la vita dei pazienti usando gli estintori
Roma: il rogo all’interno del padiglione Maroncelli del San Camillo,nel quale perse la vita a maggio 2016 il paziente Gheorghe Andoni, 65 anni, non ha ancora un colpevole, dato che le infermiere in servizio quel giorno sono state assolte da ogni accusa.
Le infermiere incaricate di vigilare sulle persone in degenza in quel padiglione, quindi, in base alle indagini fin qui svolte non hanno nessuna responsabilità, anzi, erano riuscite a mettere in salvo la persona che dormiva nel letto accanto a quello del moldavo carbonizzato.
La difesa dunque è riuscita a provare che l’intervento delle infermiere è stato immediato, utilizzando gli estintori in dotazione nel nosocompio di Monteverde e che quindi il fatto non sussiste, vincendo su tutta la linea a livello legale.
In un altro caso di incendio scoppiato l’anno scorso (leggi qui) nello stesso ospedale romano, invece, a novembre scorso, un paziente è rimasto ustionato e le indagini sono tuttora in corso.
Durante quella vicenda, le fiamme erano divampate per cause ignote all’interno di una delle sale del blocco operatorio cardiovascolare dell’ospedale San Camillo, durante un intervento cardiochirurgico.
Nonostante le condizioni proibitive l’uomo è stato operato, l’intervento portato a termine in un’altra sala mentre nell’altra le fiamme venivano spente dai pompieri.
Al termine dell’intervento dei vigili del fuoco, comunque l’uomo in questione si è salvato per un soffio ed ha riportato ustioni diffuse, derivanti dal forte calore al quale era stato esposto.
Anche in questo caso, nonostante il tempestivo arrivo sul posto degli agenti della polizia di stato, non è stato ancora mai chiarito cosa possa aver causato il guasto che ha poi originato il rogo.
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