Roma, focus sul sospettato numero uno dell’omicidio di Danilo Pipitone: ecco chi è

Il principale sospettato dell'agguato mortale al militare siciliano pestato a morte lo scorso fine settimana è un uomo dal passato costellato da episodi di violenza

Roma: salvo ribaltoni dell’ultim’ora, la polizia è sempre più certa di essere vicina alla cattura dell’uomo che, forse con l’aiuto di un altro complice, nello scorso fine settimana ha pestato a sangue il militare-infermiere di origine siciliana Danilo Pipitone, massacrato di botte e lasciato a terra in una strada di Centocelle (leggi qui) morto poco dopo, con tanto di donazione degli organi (leggi qui).

Il principale sospettato dell’agguato mortale al militare siciliano pestato a morte lo scorso fine settimana è un uomo dal passato costellato da episodi di violenza

Le forze dell’ordine sono ancora a caccia di indizi per capire le motivazioni scatenanti del pestaggio, forse un’attacco a scopo di rapina o per futili motivi, che è costata la vita al militare 44enne originario di Erice in provincia di Trapani.

Fatale soprattutto un cazzotto in faccia, che lo ha fatto rovinare a terra pesantemente.

Poi l’inutile ricovero in ospedale, prima al Vannini e poi, data la profondità delle lesioni, presso l’Umberto I, quando ormai il quadro clinico dell’aggredito in via dei Sesami, zona di droga e prostituzione, era compromesso.

Incerte anche le motivazioni che hanno portato l’uomo dalla Cecchignola, dove viveva negli alloggi della Città Militare, a Centocelle, per di più nel cuore della notte.

Ogni pista viene battuta, ma la caccia al tunisino adesso è apertissima ed emergono ulteriori particolari, che formano un dettagliato identikit del cittadino africano.

Abidi è ora ricercato dalla polizia, affinchè chiarisca la sua posizione alle forze dell’ordine in merito a questa vicenda.

Nonostante le telecamere abbiano visto proprio il sospettato numero uno andare via con una macchina presa a noleggio e quest’ultimo sia tuttora irreperibile dal giorno in cui è stato immortalato durante quella che appare come un’accesa discussione con Pipitone a breve distanza da un bar del quartiere chiuso da diverse ore (forse per una banale questione di viabilità, come un parcheggio).

Si tratta di Mohamed Abidi, 33 anni questa l’identità del cittadino tunisino gravemente sospettato di aver ucciso il caporalmaggiore Pipitone, che tra l’altro aveva compiuto da poco 44 anni.

Abidi doveva essere una stella del calcio, una giovane promessa ingaggiata dalle giovanili del Bologna per far parte delle selezioni rossoblù, in un percorso sportivo senza successo.

La polizia ha ricostruito il suo successivo corollario di precedenti penali, con tanto di carcerazione per reati connessi allo spaccio di stupefacenti, con la sua detenzione in prigione che è durata fino al 4 aprile del 2018, mentre tre anni prima, nel 2015, a suo carico c’è l’accusa di aver malmenato e stuprato delle prostitute, sempre nella Capitale, in alcuni episodi tra Tuscolano e San Giovanni, forse a scopo di rapina, tutti reati dai quali però era stato successivamente prosciolto.

Sta di fatto che non si fa vivo da giorni e neanche la sua compagna, dopo averci parlato brevemente qualche ora dopo il presunto assalto a Pipitone, sa più nulla di lui.

Tutto lascia pensare che questo caso di cronaca nera sia ad una svolta ed i contorni della vicenda troveranno presto una conclusione.

Ricordiamo ai lettori come sempre che la posizione del soggetto in questione è quella di indagato, e che le prove si formano nel corso del processo. Fino al termine del terzo grado di giudizio nessun indagato può essere considerato colpevole.

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