L'omicida è stato identificato, potrebbe aver avuto un complice. Restano un giallo i motivi dell'aggressione
C’è una pista che potrebbe portare direttamente all’omicida di Danilo Salvatore Lucente Pipitone, il militare pestato a Centocelle. Gli investigatori hanno individuato il modello e la targa di una utilitaria sportiva, una Fiat Cinquecento Abarth, sulla quale l’uomo – il sospettato è un cittadino tunisino – viaggiava e su cui poi è scappato.
L’omicida a questo punto potrebbe avere le ore contate. Il sottufficiale dell’Esercito in servizio come infermiere da anni al Policlinico militare Celio è stato trovato in fin di vita alle 2.30 di venerdì scorso in via dei Sesami, accanto alla sua auto; nel pomeriggio di ieri al Policlinico Umberto I i medici si sono dovuti arrendere e dichiararne la morte. (leggi qui)
L’aggressione si è trasformata così in omicidio che il magistrato che si sta occupando del caso potrebbe inquadrare come preterintenzionale. Sembra più probabile che dietro alla morte del militare ci fosse solo l’intenzione di una violenta aggressione, ma non dio uccidere.
Dai dati dell’autopsia disposta oggi a piazza Clodia si potrà accertare la violenza dei colpi e se siano stati usate anche armi contundenti, finora escluse.
Fatale per il militare-infermiere un profondo trauma cranico, conseguenza del pestaggio subìto in strada, secondo alcuni testimoni che hanno allertato 112. Un pestaggio scoppiato per motivi ancora sconosciuti, in una zona frequentata anche da pusher e lucciole.
Per ora sembrerebbe esclusa la pista della rapina anche perché la vittima, al momento del ritrovamento, aveva ancora portafoglio e telefonino in tasca.
E’ la prima svolta nelle indagini sulla morte di Lucente Pipitone, originario di Erice, nel trapanese, che dopo essersi arruolato nel 2002 ed alcune missioni di pace in Albania si era specializzato come infermiere nel reparto di Rianimazione del Celio.
Anche il sindaco Roberto Gualtieri ha manifestato alla famiglia del militare il cordoglio suo e della città con un tweet: “Ci stringiamo al dolore della famiglia e di tutto l’Esercito per la tragica scomparsa del caporalmaggiore Danilo Salvatore Lucente Pipitone. Ci auguriamo che le indagini in corso possano al più presto individuare chi ha causato la sua morte”, ha scritto Gualtieri.
Gli organi sono stati donati. I genitori, devastati, ritengono che il figlio sia stato aggredito alle spalle. “Non sappiamo perché fosse lì a quell’ora, lontano da casa“, hanno detto. Il militare infatti viveva negli alloggi della caserma alla Cecchignola.
Intanto gli investigatori non escludono che chi lo ha ucciso possa essere stato spalleggiato da un’altra persona, forse rimasto nella macchina presa a noleggio.
Il sospettato per ora non è stato ancora rintracciato. Dovrà chiarire la sua presenza nel luogo dell’aggressione.
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