Roma, aveva venduto a Libero De Rienzo la droga che lo ha ucciso: 8 anni al pusher

Il pusher gambiano Mustafa Minte Lamin è stato condannato in quanto accusato di aver venduto all'attore la droga che gli ha tolto la vita

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Foto non collegata ai fatti

Roma: la giustizia fa il suo corso e sanziona con 8 anni di carcere – rispetto ai 13 inizialmente chiesti dal pubblico ministero – lo spacciatore che ha venduto all’attore Libero De Rienzo la droga che lo ha ucciso il 14 luglio di due anni fa (leggi qui).

Il pusher gambiano Mustafa Minte Lamin è stato condannato in quanto accusato di aver venduto all’attore la droga che gli ha tolto la vita

L’assunzione dello stupefacente – eroina – aveva portato De Rienzo a morire nella sua abitazione della Capitale il 15 luglio del 2021 dopo un lungo processo si è giunti a sentenza.

Il criminale, Mustafa Minte Lamin, 33enne gambiano, è stato condannato con l’accusa di “altro reato” ovvero la cessione della droga, che, assunta da De Rienzo, lo ha ucciso .

Il giudice ha precisato che “De Rienzo era una persona in buona salute ed è morto in conseguenza all’assunzione della droga, eroina tossica e impura”.

L’africano era da tempo un conoscente di Libero De Rienzo, che era solito rifornirlo di droga, la stessa che l’uomo ha assunto perdendo la vita.

Il provvedimento è stato deciso dal giudice monocratico di Roma, che ha condannato il Lamin, per “altro reato”, ovvero la vendita e cessione della sostanza stupefacente.

La scorsa estate in un’altro nostro articolo vi avevamo raccontato di un altro arresto, quello avvenuto ai danni del pusher che ha venduto la droga che ha ucciso Saor, il trapper punk peruviano di 29 anni, all’anagrafe Christian Ballena, trovato morto il 19 maggio del 2019 per strada a Torpignattara (leggi qui)

In quel caso era finito a processo un 43enne di Torpignattara.

In base alla ricostruzione del pubblico ministero Mariorasaria Guglielmi sarebbe stato proprio lui a dare al cantante il potentissimo mix di droghe e di farmaci al trapper e poi dopo l’improvvisa e probabilmente inaspettata morte per overdose lo avrebbe lasciato per strada.

Il trapper, in base alle ricostruzioni effettuate anche tramite tabulati telefonici, sarebbe andato a casa del pusher un paio di giorni prima, senza dire nulla però ai familiari.

Dopo il suo decesso, i genitori e il fratello di Saor, assistiti dall’avvocato Alessandro Ruggiero, si sono costituiti parte civile. Per scoprire il resto della vicenda clicca sul link arancione poco sopra.

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Roma, il trapper Saor ucciso da una overdose: il pusher spedito a processo