Roma, odontotecnico indagato per spaccio di droga dentro al carcere di Rebibbia

La denuncia di un detenuto ha fatto partire le indagini sulle condotte illegali che sarebbero state messe in atto dall'odontotecnico

Roma: un professionista insospettabile, un odontotecnico, è stato scoperto ad “arrotondare” il proprio salario spacciando cocaina all’interno del carcere di Rebibbia. Tutto è partito dalla segnalazione di un detenuto che qualche giorno prima ha rivelato che il 57enne, odontotecnico della Asl in servizio presso l’ambulatorio della casa circondariale, era solito rifornire i detenuti con la droga e avrebbe inoltre fornito prestazioni dentistiche sia all’interno che all’esterno di Rebibbia, senza averne titolo.

La denuncia di un detenuto ha fatto partire le indagini sulle condotte illegali che sarebbero state messe in atto dall’odontotecnico

Tutto è partito qualche giorno fa, a metà dicembre, con tanto di dichiarazioni di denuncia del detenuto messe a verbale e una lettera scottante in cui si raccontava come avveniva lo smercio dello stupefacente.

Da questi elementi sono partite le indagini che hanno portato il 57enne a essere indagato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, con l’aggravante che, per mettere in atto i suoi piani, avrebbe conservato la cocaina all’interno del carcere.

Difatti l’indagato sarebbe stato trovato dagli agenti della polizia penitenziaria in possesso di 23 grammmi di cocaina contenuti in una busta conservata all’interno della sua macchina parcheggiata nel cortile interno del penitenziario, e poi i rilievi si sono spostati presso la sua abitazione.

A casa sua gli inquirenti hanno immediatamente sequestrato un’agenda con nomi e cifre, che sembrerebbe assomigliare molto ad una agenda di rendiconto di pagamenti e cifre ricevute dall’attività illegale.

Sono stati inoltre confiscati tutti i dispositivi elettronici di proprietà dell’odontotecnico, compresi computer, cellulari, tablet e documentazione cartacea: tutto sarà analizzato per scovare eventuali altri elementi che permettano di ricostruire la dinamica dell’accaduto, ed è possibile che in questi giorni anche alcuni detenuti siano interrogati dalle forze dell’ordine in qualità di testimoni.

Nel prosieguo dei rilievi, sarebbe inoltre emerso un secondo filone legato alla figura della persona indagata, ovvero quest’ultimo avrebbe fornito anche prestazioni dentistiche senza averne alcun titolo, che potrebbero essere state effettuate con interventi sia dentro che fuori dalla prigione.

Come sempre in questi casi, ricordiamo ai lettori che le prove si formano nel corso del processo e fino al terzo grado di giudizio un indagato non può essere considerato colpevole

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