Orrore a tavola: pasti a base di tartarughe. Indagini a Roma (VIDEO)

I resti di una quarantina di tartarughe trovati in un edificio abbandonato a Ponte di Nona

Saranno i carabinieri della Forestale a risolvere il giallo delle tartarughe trovate squarciate e arrostite in un edificio in disuso a Ponte di Nona. Una quarantina di esemplari in parte appoggiati su carrello usato come griglia.

I resti di una quarantina di tartarughe trovati in un edificio abbandonato a Ponte di Nona

A denunciare l’insolito banchetto Marco Doria, l’ex collaboratore di Virginia Raggi e fino a qualche mese fa del minisindaco Nicola Franco. Da una prima ricostruzione, però, non si esclude che le tartarughe siano state utilizzate in cucina, in zuppa, forse in una attività di ristorazione, per poi finire gettate nell’edificio in disuso a Ponte di Nona.

Quel che è certo è che a divorarle non sono stati predatori animali, come il tasso o i cinghiali. Si tratta di un’opera dell’uomo che – particolare che suscita orrore in Italia, a Roma – ha ucciso gli esemplari uno ad uno per poi cucinarli.

Che si tratti di resti di macellazione ne è certo Andrea Lunerti, il naturalista di Morlupo, chiamato sempre più spesso a catturare gli animali che ormai si addentrano a Roma dalle vipere come quella catturata in un liceo (leggi qui), dalle volpi fino a una pericolosa tartaruga azzannatrice.

I piastroni – spiega – sono stati separati in maniera netta. E’ evidente che si tratta del risultato di un’attività di macellazione umana. Ma che siano state mangiate arrostite sembra assai improbabile. Nei piatti esotici si prediligono in zuppa. Lì potrebbe essere stato solo il tentativo di farne sparire i resti”.

Secondo Lunerti si potrebbe trattare della specie Trachemys scripta o della specie simile Trachemys scripta elagans, tartarughe un tempo vendute anche sulle bancarelle e ora vietate. La detenzione, infatti, è possibile solo su dichiarazione del proprietario.

Probabilmente la quantità enorme di tartarughe uccise fa pensare alla dismissione di un allevamento o di un laghetto artificiale“, ipotizza il naturalista.

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