Roma, clochard tunisino stupra donna e poi fa selfie con la vittima: aggravante nel processo

Le violenze avvenute a luglio nei giardini di Piazza Vittorio si arricchiscono di una macabra scoperta: selfie con la vittima dello stupro trovati nel cellulare dell'aggressore

stupro a roma

I fatti sono avvenuti lo scorso luglio, all’Esquilino, in piena estate, ma il dettaglio raccapricciante è emerso soltanto in questo mese di novembre durante il dibattimento del processo in tribunale.

Le violenze avvenute a luglio nei giardini di Piazza Vittorio si arricchiscono di una macabra scoperta: selfie con la vittima dello stupro trovati nel cellulare dell’aggressore

L’antefatto: autore dell’aggressione è un 28enne tunisino, che dapprima ha stuprato la sua vittima, oltretutto una sua conoscente e poi ha “concluso in bellezza”,  facendo diversi selfie della sua malefatta, ritraendo lui e la “preda”, utilizzando il cellulare, magari per vantarsi con qualche amico.

In buona sostanza un gusto dell’orrido senza fine che però l’uomo rischia di pagare caro, carissimo.

Ma all’orco è andata male, è stato scoperto dalla polizia municipale del gruppo Trevi, allertata da un passante, ed è stato ammanettato.

Le foto sono state acquisite come ulteriore prova schiacciante, una pesantissima aggravante a suo carico nel processo che lo vede accusato del reato avvenuto presso i giardini di piazza Vittorio a Roma.

La donna quella mattina era in stato di semi incoscenza, era stordita, per cause ancora da accertare e non ha avuto la forza di reagire, rientrando da una nottata in giro per la Capitale, ma, si è scoperto, era tutto tranne che consenziente.

Questo il motivo che probabilmente l’ha resa inerme nei confronti del tunisino, che ha avuto gioco facile nel violentarla, non prima che un passante vedesse l’aggressore con la donna distesa a terra, allertando gli agenti della polizia municipale che sono accorsi e hanno medicato e interrogato la giovane, dopo aver arrestato il bruto.

Il violentatore infatti era ancora nei paraggi ed è stato trovato rapidamente dai caschi bianchi, imprigionato per il reato di violenza sessuale.

Tuttavia della prova schiacciante dei selfie in questione si è avuto notizia solo adesso, a mesi di distanza, dopo l’analisi accurata dello smartphone dell’africano, con la ragazza che adesso cerca giustizia per dimenticare una giornata da incubo.

Ricordiamo ai lettori che la posizione dei soggetti raggiunti dall’ordine di custodia cautelare è quella di indagati e che le prove si formano nel corso del processo. Fino al terzo grado di giudizio un indagato non può essere considerato colpevole.

canaledieci.it è su Google News:
per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie clicca su questo link digita la stellina in alto a destra per seguire la fonte.

Violenza sessuale alla Garbatella: caccia al bruto