Roma, morta a 91 anni la scrittrice Rosetta Loy, autrice di “Le strade di Polvere”

Nei suoi testi la scrittrice affronta molti temi delicati, tra cui quello dell'olocausto e dell'importanza della memoria collettiva. Ecco quando saranno i funerali

Si è spenta nella sua casa di Roma a 91 anni la scrittrice Rosetta Loy, in una città che amava davvero alla follia. Circondata dall’affetto della sua famiglia. Esordio alla scrittura nel 1974 con “La bicicletta”, poi tanto lavoro fino ad arrivare alla notorietà con “Le strade di polvere”  vincendo il Premio Viareggio e il Premio Campiello nel 1988. Nel 2017 aveva vinto anche il Premio Campiello alla Carriera.

Nei suoi testi la scrittrice affronta molti temi delicati, tra cui quello dell’olocausto e dell’importanza della memoria collettiva. Ecco quando saranno i funerali

Il decesso è avvenunto ieri, sabato 1 ottobre intorno alle 20.30 per arresto cardiocircolatorio e difficoltà respiratorie.

I funerali si svolgeranno martedì 4 ottobre alle 10.30 nella Chiesa di Grottarossa Santa Maria Immacolata. Nata a Roma il 15 maggio 1931, sarà tumulata in Piemonte nel cimitero di Mirabello Monferrato, il paese dove è ambientato Le strade di Polvere e dove c’è ancora la casa del padre di Rosetta Provera Loy, che era piemontese.

Il suo ultimo libro è stato “Cesare”,  pubblicato da Einaudi, come la maggior parte delle sue opere.

Scoperta da Natalia Ginzburg, esordì – vincendo il Viareggio Opera prima – con un cognome d’arte, quello del primo marito Giuseppe, fratello del regista Nanni.

Alle pagine di “La parola Ebreo” legò nel 1997 la sua triste riflessione sulle radici ebraiche e sul segno delle leggi razziali nella sua infanzia.

Il suo bestseller, “Le strade di polvere” è stato tradotto in molte lingue e si svolge su un orizzonte temporale remoto, dalla fine del Settecento agli anni dell’Unità d’Italia – dove si raccontano di storie piccole e dolorosi vicissitudini generazionali.

Era davvero amata nel mondo francofono: i fratelli Dardenne intitolarono un loro film “Rosetta” come omaggio al suo nome.

Tra i testi degni di nota Loy ha scritto “Sogni d’inverno” (Mondadori, 1992) e “Cioccolata da Hanselmann” (Rizzoli, 1995, Premio Grinzane Cavour per la narrativa italiana). Ne “La parola ebreo” (Einaudi, 1997; Premio Fregene e Premio Rapallo-Carige) racconta la storia della sua famiglia, cattolicissima, e di una certa borghesia italiana che, anche se non apertamente schierate con il fascismo, accettarono le leggi razziali senza avere coscienza della tragedia che era in atto: affronta con coraggio il tema della memoria individuale e memoria collettiva che si sovrappongono, evidenziando il peso di una responsabilità storica e morale.

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