Roma, elettrice vota due volte: rischia fino a 5 anni di carcere

L'elettrice si presenta a due sezioni e vota due volte. La procura ne richiede il rinvio a giudizio

Vota due volte, elettrice nei guai con la giustizia. Scrutatori e presidenti di sezioni sono avvisati: non tutti gli elettori italiani hanno vocazione da astensionisti. In una delle ultime chiamate elettorali – il referendum costituzionale del settembre 2020 – una elettrice a Roma, sfidando regole e controlli e pure il codice penale, ha votato due volte e in due sezioni diverse. Un doppio voto che ora rischia di portarla dritta sotto processo e in caso di condanna anche in galera. La parte offesa, il Ministero degli interni.

L’elettrice si presenta a due sezioni e vota due volte. La procura ne richiede il rinvio a giudizio

Chi, assumendo nome altrui, si presenta a dare il voto in una sezione elettorale, e chi dà il voto in più sezioni elettorali di uno stesso Collegio o di Collegi diversi, è punito con la reclusione da tre a cinque anni e con la multa da lire 500.000 a lire 2.500.000”. E’ così che recita la disposizione violata dalla donna, una cinquantenne e contestata dalla procura di Roma.

Un voto in una scuola a San Saba, un voto in un’altra a Testaccio. E’ il 20 settembre di due anni fa. L’anti-astenionista si presenta a votare poco dopo l’apertura dei seggi nel primo giorno destinato al referendum per la riduzione dei parlamentari. Tra le otto e le nove del mattino è al seggio 1229, in Piazza Gian Lorenzo Bernini. Alle 9 e un quarto al seggio elettorale in via Nicola Zabaglia.

Certo la chiamata elettorale era importante si votava per il referendum costituzionale indetto per l’approvazione del testo della legge costituzionale recante la riduzione dei parlamentari poi passato con quasi il 70 per cento dei consensi (per la precisione, il 69,5%), ma quale sia stato il motivo che ha spinto l’elettrice al doppio voto non è ancora chiaro.

A sollecitare il rinvio a giudizio per la donna il pm Carlo Villani. Decisione scattata a seguito delle indagini eseguite dalla Polizia Anticrimine del Commissariato Celio che sembrano rivelare dei dettagli sorprendenti.

L’indagata, infatti, una volta giunta nel secondo istituto avrebbe farfugliato di aver già votato ma di avere diritto a votare ancora. Quindi consegnata la tessera elettorale che in effetti riportava il numero di quella sezione, ma era relativa a una sua precedente residenza, si precipita con matita e scheda a votare.

L’addetta alla sezione – non informata del voto precedente – consegna la scheda prima ancora di controllare se la donna avesse diritto di votare ancora a quella sezione e l’elettrice si precipita a segnare la scheda e poi a imbucarla nell’urna. La scrutatrice, accertato l’errore, ha provato a fermare la donna che, però, raggiunto il suo obiettivo, è scappata via.

La conclusione: sia i presidenti di sezione (uno in quei pochi minuti era assente per un caffè) che l’addetto alla trasmissione dati delegato dal Comune non hanno potuto cancellare il voto. E si sono ritrovati con un voto in più. Fortunatamente quel voto in più  non poteva cambiare i risultati elettorali. Gli italiani, come probabilmente l’elettrice bis, infatti si sono schierati per uno sforbiciamento del Parlamento. Che proprio domani, nelle elezioni 25 settembre del 2022, diventerà operativo dando luogo al primo Parlamento ridotto.

La vittoria del sì infatti aveva implicato la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione facendo passare il numero dei deputati da 630 a 400, quello dei senatori da 315 a 200, inclusi i parlamentari eletti all’estero.

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