È morto Roberto Renga per oltre mezzo secolo penna dello sport a Il Messaggero

Renga se ne è andato a 76 anni: era diventato amico di Sacchi e Ancelotti. Ha lasciato un epitaffio

Roberto Renga

Si è spento ieri pomeriggio, all’età di 76 anni, il giornalista Roberto Renga, per mezzo secolo penna dello sport al Messaggero. Una grave malattia non gli ha dato scampo. Cronista sportivo, scrittore, anche allenatore di calcio e dirigente sportivo (incombenza che lo rendeva orgoglioso) ha affidato ai social il suo epitaffio pubblicato dal figlio Francesco: “Non posso lamentarmi, sono stato molto amato e molto odiato. Il mio perdono a tutti meno tre”.

Renga se ne è andato a 76 anni: cronista di punta era diventato amico di Sacchi e Ancelotti. Ha lasciato un epitaffio

Perugino trapiantato a Roma, sempre rimasto fedele al Perugia, per il Messaggero ha seguito gli eventi sportivi più importanti, dai Mondiali agli Europei di calcio, fino alle Olimpiadi.

Al quotidiano romano era arrivato nel 1985 dal Paese Sera. Seguendo gli eventi chiave del calcio aveva allacciato una solida amicizia con Arrigo Sacchi e il suo vice di allora, Carlo Ancelotti.

Nel 2010, proprio in occasione del mondiale in Sud Africa, ha pubblicato “Ho ballato con Mandela“, il libro che riassumeva la carriera dal mundial dell’82 fino alla sfortunata avventura della nazionale di Lippi campione del mondo in carica.

Ha scritto anche “Una storia nazionale: quattro stelle qualche flop. Un secolo d’Italia in azzurro” e un libro sulla tragedia dell’Heysel “La partita del diavolo”.

La sua popolarità di Renga è cresciuta anche grazie alla radio. Per anni è stato riferimento nell’etere calcistico  a Roma aprendo riflessioni e discussioni.

Sui social, tanti i saluti anche di ex lettori e soprattutto di colleghi, come Roberto Di Sante, anche lui giornalista e scrittore e ex cronista del Messaggero: “Ci sono persone che non vedi da tempo, perché la vita ha portato entrambi su altre vie dopo essere stati nella stessa via (del Tritone) per tanti anni. Ma quando arriva quella tremenda notizia è una coltellata allo stomaco che ti piega in due.

“Ciao Roberto – scrive Di Sante –  grande giornalista di calcio e collega al Messaggero. Grazie di aver scherzato con me, per avermi preso in giro per la mia squadra del cuore con il tuo sorrisetto furbo. Mi hai donato la parte più bella di te e la conserverò per sempre”.

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