Roma, manichino impiccato nella vetrina di un bar: “E’ arrivata la bolletta”

Una barista col manichino impiccato denuncia il caro bolletta. L'ultima è arrivata triplicata

Il manichino appeso

Riceve una bolletta triplicata titolare di un bar tavola calda a Roma appende in vetrina un manichino. Con la testa penzoloni e un’espressione affranta il manichino col grembiule da lavoro annuncia ai clienti proprio la triste notizia “E’ arrivata la bolletta” scritta su un cartello.

Una barista col manichino impiccato denuncia il caro bollette. L’ultima è arrivata triplicata

L’idea, per informare la clientela sul caro bollette, è di Laura Ramoni la vulcanica proprietaria del Big Mama, di via Orvieto, in zona San Giovanni, un bel locale che assicura a pranzo (una volta anche a cena) delizie romane: dalla trippa all’amatriciana passando per gli gnocchi.

Non è stato difficile per lei reperire il manichino: nel periodo Covid, quando si potevano vendere solo pasti da asporto, la barista aveva sistemato su parecchie sedie del proprio locale altrettanti manichini, con trucco e parrucca, qualcuno anche con la bolletta.

Mi facevano compagnia”, dice ora. A turbarla adesso l’ultima bolletta della corrente: 2600 euro. “E’ la bolletta relativa a giugno e luglio”. Colpa dei condizionatori, pensa.  “Ma mica potevamo morire di caldo e peggio ancora far soffrire il caldo ai clienti. Fatto sta che nello stesso periodo dell’anno scorso la bolletta, seppur cara, si era fermata a 900 euro. Capisce? E’ triplicata”.

Così – ammette con dispiacere la barista – ho dovuto aumentare di 10 centesimi il caffè. Non più un euro ma uno e dieci. Molti clienti si sono lamentati, insomma me l’hanno fatto notare. Ed io contro il caro bolletta ho risposto col manichino. Un po’ di humor nero”.

Ma non è solo la bolletta della corrente a preoccupare – racconta – Ci sono rincari ovunque. Intanto pago 3.000 euro di affitto, più 400 euro al mese per ripianare gli arretrati per pagare l’affitto che non sono riuscita a saldare nel periodo del Covid. Faccia lei…“.

Il risultato? Prima eravamo aperti anche a cena, ma ho dovuto licenziare i dipendenti. Troppe spese. E ora conduciamo l’attività in tre: io, mia figlia e il fidanzato”, spiega sconsolata ma non troppo. “Ho acquistato la licenza nel periodo pre Covid, quattro cinque mesi prima. Dobbiamo andare avanti per forza. Il manichino è con noi”. 

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