Roma, la refurtiva dei turisti derubati è nel campo rom. I vigili: “Non possiamo entrare”

Dopo il furto subìto da tre turisti americani nuova denuncia del sindacato dei caschi bianchi: "Invece di controllare i campi si dà la caccia ai venditori di acqua al Colosseo"

Foto di archivio

Romani e turisti derubati e refurtiva messa al sicuro nei campi rom. Gli ultimi ad incappare nella sventura di essere derubati, a volte con successiva richiesta di riscatto, per riavere quanto perso, sono stati tre turisti americani divenuti facile bersaglio sul Lungotevere dei Cenci di una banda rom.

Dopo il furto subìto da tre turisti americani nuova denuncia del sindacato dei caschi bianchi: “Invece di controllare i campi si dà la caccia ai venditori di acqua al Colosseo”

Qualche giorno fa i tre turisti hanno lasciato l’auto parcheggiata e poi, una volta scesi, si sono guardati intorno per  cominciare a fare un giro in città. Al ritorno hanno trovato l’auto  forzata e saccheggiata delle valigie contenenti abiti, documenti e due Macbook.

Computer, che, proprio grazie al rilevamento satellitare, sono stati ben presto localizzati nel campo nomadi di via Candoni, dove vivono 700 senzatetto, per lo più di diverse etnie, di fatto non perquisibile, peggio ancora, in assenza di mandato. E proprio per questo ormai dipinto come “terra di nessuno”.

Il segretario romano del Sulpl Marco Milani, che nei giorni scorsi aveva denunciato a Canaledieci proprio l’abbandono dei controlli nei campi rom, (leggi qui), così è tornato sul tema: “Ci risiamo … – ha esordito – e lo S.P.E. invece di controllare chi effettivamente risieda nei campi nomadi ed i loro requisiti, ormai è impiegato a dare la caccia ai venditori d’acqua al Colosseo. Stavolta figuraccia internazionale”.

Per Spe si intende l’Unità Organizzativa Sicurezza Pubblica Emergenziale della Polizia Locale di Roma Capitale nata proprio per garantire la sicurezza ed il controllo sul rispetto dei patti di legalità all’interno degli insediamenti rom.

Milani nella sua ultima denuncia si riferisce proprio ai tre turisti statunitensi di origine ebraica derubati. I malcapitati per avere assistenza si erano rivolti a Chabad, una organizzazione ebraica mondiale, nella speranza di poter riavere valigie, computer e tutti i beni derubati. Della refurtiva per ora nessuna traccia. Anzi, la traccia c’era: nel campo di via Candoni, dove è rimasta.

La situazione dei campi rom – dove ormai anche le Forze dell’ordine hanno difficoltà ad entrare – secondo Milani si sarebbe aggravata proprio perché c’è stato un abbandono dei controlli all’interno degli insediamenti.

Il motivo Milani lo spiega con poche parole: “Perché si prediligono “operazioni di vetrina nelle piazze del Centro, anziché sulla sicurezza all’interno dei campi rom. Lo Spe ne consentiva frequenti censimenti e controlli”.

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Roma, campi nomadi terra di nessuno. SULPL: “Esiste un gruppo nato per garantirne il controllo”