Festa in casa Belfiore, da oltre mezzo secolo protagonisti della ristorazione

Mezzo secolo per il "Bar delle Mimose" di Massimo Belfiore: da Ostia Antica a Ostia e fino a Casal Palocco, un lunga storia familiare di ristorazione 

Ostia: è una giornata speciale oggi per la famiglia Belfiore, il “Bar delle Mimose”, aperto da Mario Belfiore e Lucia Leonetti nel 1972, ha raggiunto il mezzo secolo. Una storia di ristorazione e pasticceria tutta ostiense, che coraggiosamente si è spostata a Casal Palocco negli anni ’70, per proseguire fino a oggi nel segno della qualità.

Massimo Belfiore che la gestisce attualmente insieme a mamma Lucia ancora in cassa, ce l’ha raccontata con emozione. Un’ondata di ricordi che inizia dal ristorante “Lo Sbarco di Enea” di Ostia Antica. I dettagli.

Mezzo secolo per il “Bar delle Mimose” di Massimo Belfiore: da Ostia Antica a Ostia e fino a Casal Palocco, un lunga storia familiare di ristorazione

“1 agosto 1972 -1 agosto 2022, grazie ai miei genitori il Bar delle Mimose ha raggiunto i 50 anni di attività. Dal ’72, quando Palocco era appena nata, mamma e papà con il loro nipote Berto, presero in mano quest’attività commerciale, con lo scopo di farla durare il più possibile e farla crescere e conoscere a tutti. Stessa partita iva, stesso codice fiscale, stessi conduttori da mezzo secolo – conclude il messaggio di auguri Belfiore -, solamente un po’ acciaccati”.

Scherza sul tempo che passa Massimo Belfiore, attuale proprietario del “Bar delle Mimose” di Via Menippo 12 a Casal Palocco, ma lo fa con l’orgoglio per chi lo ha preceduto e di chi sta tenendo alta la qualità dell’attività di famiglia, sorta in quartiere che stava nascendo negli anni ’70.

Anche grazie a loro si può dire, il quartiere è cresciuto. Con la certezza della presenza di un ottimo bar e la dolcezza della sua golosa pasticceria: “Mia madre lavora ancora con me – spiega lo chef pasticcere – tutte le mattine ancora apre e si mette alla cassa, come quando era vivo mio padre Mario, venuto a mancare nel 2004“.

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Ma la tradizione della ristorazione nella famiglia Belfiore, nasce diversi anni prima quando Mario Belfiore papà di Massimo, da giovanissimo iniziò a lavorare con il fratello allo Sbarco di Enea di Ostia Antica, che in quegli anni era già frequentato dai Vip.

Da lì Mario si sposta per andare a prendere la gestione del ristorante dello Stabilimento “la Marinella”, quando a Ostia facevano capolino attori e ricchi imprenditori, a cercare un po’ di relax davanti ad un piatto di spaghetti alle vongole: “A “La Marinella” – racconta Belfiore – venivano spesso gli attori di fotoromanzi come Max Delis e Isabella Biagini, assieme a Capuano un gioielliere di via Veneto che aveva casa lì vicino e adorava lo stabilimento di Cavicchi!

I Belfiore staccavano da La Marinella e andavano a chiudere il Bar dei Traghetti, che è il Tartarughino Nero: “Una volta c’era la torrefazione  – racconta Massimo Belfiore – io in quel periodo avrò avuto 7 anni e ricordo nitidamente che quando avevo sonno mi addormentavo sui sacchi di caffè verde. Il bar era l’attività che consentiva di lavorare tutto l’anno rispetto al ristirante, nel pieno solo in estate”.

Ma quando quella fatica sembrò veramente troppa, papà Mario prese una decisione veramente coraggiosa all’epoca, e cioè quella di spostarsi da un’attività ben avviata com’era il Bar dei Traghetti e prendere il Bar della Mimose di Palocco dal proprietario dell’edicola Andrea De Santis:

“Il nome è rimasto sempre quello perchè l’attivià era sorta nella zona delle Mimose – spiega Belfiore – una volta a Casal Palocco, quelle che oggi sono le Isole, una volta erano dei “lotti” con nomi di fiori e frutta. Non c’era nulla, anzi era tutto in costruzione – spiega – quando compravano le case all’epoca, regalavano le fiat 850 a chi investiva. Già lavoravo da piccolo, il primo zuccotto l’ho fatto ad 8 anni , mio padre mi insegnò pian piano quello che so e dopo il militare sono diventato più operativo”.

Oggi ho 56 anni e non so se i miei figli continueranno, forse il bar finirà con me –  conclude Massimo Belfiore l’unica cosa che spero e che chi lo prenderà dopo mantenga il nome storico e l’altra cosa importante che ho costruito con il tempo e la fatica, la qualità dei prodotti a cui ho abituato la la mia clientela”.

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