“Ostia, architettura e città”: quando la storia tradisce le aspirazioni

Presentato al Maxxi il numero speciale del Bollettino d’arte dedicato a cento anni di storia della città di Ostia e delle sue architetture

Maxxi convegno storia Ostia

Cento anni di storia di Ostia ovvero di una città, del suo essere bella e del suo opposto. Al Maxxi di Roma i maggiori esperti di architettura in Italia hanno sentenziato le mille occasioni perdute per offrire alla Capitale il miglio affaccio possibile sul Mediterraneo divenuto, dal dopoguerra una qualsiasi periferia metropolitana.

Presentato al Maxxi il numero speciale del Bollettino d’arte dedicato a cento anni di storia della città di Ostia e delle sue architetture

L’occasione è stata offerta dalla presentazione del numero speciale del Bollettino d’arte dedicato a “Ostia, architettura e città in cento anni di storia” (leggi qui) scritto dai ricercatori universitari Micaela Antonucci, Luca Creti e Fabrizio Di Marco. Una platea affollata ha seguito gli interventi di approfondimento sulle dinamiche urbanistiche e architettoniche che hanno animato la nascita, lo sviluppo e la decadenza di Ostia.

Il volume prende spunto dal convegno “Ostia 1916-2016: architettura e città in cento anni del Mare di Roma” organizzato dall’architetto Flavio Coppola e tenutosi, insieme con la mostra collegata (tuttora esposta del Chiostro del Palazzo del Governatorato), in occasione della celebrazione dei cento anni dalla stesura del piano regolatore di Giovannoni.

Le considerazioni degli esperti

Il primo a sottolineare la bellezza struggente della cittadina balneare è stato Pippo Ciorra, professore ordinario di Progettazione presso la scuola di architettura di Ascoli Piceno, autore di ricerche internazionali, curatore e allestitore di importanti mostre alla Biennale di Venezia, alla Casa dell’Architettura e al MAXXI, dove dal 2010 è senior curator per l’architettura. E’ toccato a lui cogliere il senso che è ogni giorno sotto gli occhi dei visitatori e dei residenti della cittadina costiera. “Ostia è una cosa e il suo opposto – ha sottolineato – è una città fondata ma non di fondazione, è una città giardino e slam, è sperimentazione architettonica e speculazione edilizia. E’ stato un prezioso laboratorio che ha incrociato importanti passaggi architettonici romani, nazionali e internazionali. E’ stata la Terza Roma ovvero l’inizio della mitologia fascista. Luogo distinto e privilegiato nei primi decenni della sua nascita, Ostia diventa parte di Roma con l’esplosione delle borgate. Una involuzione vissuta a partire da un luogo di pregio, la stazione di Piacentini, da dove iniziò tutto, al porto turistico”.

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Un momento dell’intervento del professor Giorgio Ciucci

E’ stata poi la volta di Giorgio Ciucci, docente di Storia dell’Architettura all’IUAV di Venezia e all’Università di Roma Tre, Visiting Professor al MIT, Harvard University, Politecnico di Zurigo, Syracuse University-Florence Program, protagonista di seminari e conferenze in università europee e americane, di seminari di studio e di mostre di architettura alla Triennale di Milano e al MART di Trento e Rovereto. Ciucci nel concentrarsi sul periodo compreso tra gli anni Dieci e i Trenta del secolo scorso, ha espresso un profondo apprezzamento sul volume: “Offre un approfondimento che cambia l’immagine che si ha di Ostia”. “Viene spiegato – ha proseguito Ciucci – ciò che Ostia poteva essere e non è diventata. A partire dall’inattuato piano regolatore di città-giardino del 1916, antecedente dei progetti del quartiere-giardino Aniene Montesacro e della Borgata Garbatella. Ostia è stata luogo di sperimentazione architettonica anche di figure vicine al regime, divenendo anche per questo uno spazio vivo, vitale, importante”.

Tra le figure più rappresentative delle espressioni architettoniche di quell’epoca sono state ricordate quelle di Marcello Piacentini, Giovan Battista Milani, Camillo Palmerini, Vincenzo Fasolo, Angiolo Mazzoni, Adalberto Libera, Attilio Lapadula.

A Daniela Esposito il compito di affrontare il tema della sistemazione degli Scavi romani e di fare un escursus su ciò che era il quadrante prima della città moderna, a partire dai bonificatori romagnoli.

Alessandra Jatta, traduttrice, interprete, giornalista e organizzatrice di eventi, laureata alla Sapienza in Storia dell’Europa orientale e alla Sorbonne in Letteratura francese, ha tratteggiato una figura per certi versi romantica ma di grande efficacia sulla rappresentazione grafica del periodo anteguerra: quella di Assia Olsufieva in Busiri Vivi. Di origine russa, sposata ad Andrea, il più piccolo dei tre fratelli architetti Busiri Vici, ha collaborato attivamente con lo studio di famiglia acquarellando tutte le tavole proposte ai committenti e, tra queste, anche il piano di sistemazione degli scavi di Ostia Antica.

Ostia, in un libro la storia: da città-giardino a periferia dalle occasioni mancate