Uccise la moglie con sei colpi di pistola, le motivazioni: “un femminicidio da manuale”

L'uccisione di Carmen Vernica a Cave: per la procura un femminicidio da prototipo come confermerebbero le motivazioni della condanna all'ergastolo

Un femminicidio da manuale. Era contrario persino che la moglie frequentasse una Confraternita o il coro in parrocchia, e l’ha uccisa quando lei aveva deciso per la separazione. Nessun rilievo dato a gelosie o a raptus. Ma l’interpretazione dell’omicidio come il prototipo del femminicidio dettato solo dalla deliberata volontà di punire la vittima per non lasciarle “autonomia, libertà e dignità”.

L’uccisione di Carmen Vernica a Cave: per la procura un femminicidio da prototipo come confermerebbero le motivazioni della condanna all’ergastolo

Merita attenzione per questo motivi, secondo la procura di Tivoli, la condanna all’ergastolo di Antonio Brigida, 59 anni, il barelliere del 118 che nel 2018 aveva ucciso nella loro casa, a Cave, la moglie, Carmen Vernica, romena, 45 anni, in quei giorni decisa a volersi separare.

Una uccisione di genere da prototipo di femminicidio, sottolinea in una nota la procura, pur sottolineando che l’imputato si deve ritenere innocente fino a condanna definitiva, ossia dopo il pronunciamento della Cassazione.

E’ “evidente – riportano le motivazioni della sentenza – che il motivo che ha indotto l’imputato a commettere l’omicidio è proprio la decisione della donna di allontanarsi definitivamente da lui, di vivere autonomamente, del resto anche gli amici riferiscono che prima di quel momento di crisi l’uomo…. era assolutamente tranquillo, gioviale, socievole e scherzoso……(che) si è assunto il diritto di porre fine alla vita della sua compagna nel momento in cui aveva deciso di lasciarlo definitivamente, le ha negato il diritto di rendersi autonoma, di riprendere in mano la sua vita”.

La sentenza, dopo avere ricostruito la dinamica dell’omicidio, avvenuto esplodendo sei colpi di pistola “sparati in sequenza, il primo con la vittima in piedi che fronteggiava l’imputato, forse in posizione di difesa, evidentemente accortasi dell’arma, gli altri quando la vittima era già caduta in terra a livello dell’addome e infine a livello del capo, a distanza ravvicinata” pone in luce, ad avviso della Procura della Repubblica, con estrema chiarezza il contesto e il motivo dell’omicidio.

La padronanza: “Contrario pure al coro in parrocchia”

Ossia l’atteggiamento dell’uomo di padronanza sulla donna: “Un atteggiamento di totale padronanza sulla vittima, che doveva rendere conto anche delle spese per il mantenimento del nucleo familiare, …”manifestato anche attraverso il fatto che l’imputato non fosse “favorevole a che la moglie avesse una sua vita sociale, che andasse alla Confraternita della Chiesa o prendesse parte al coro della parrocchia, censurava il suo abbigliamento di fronte alla figlia …quando la donna si preparava per recarsi a detti eventi”.

Ma anche il contesto ambientale di sostegno all’imputato e di discredito verso la vittima, anche dopo l’omicidio “Molte le deposizioni compiacenti volte a screditare la donna in linea con l’atteggiamento serbato dall’imputato durante tutto il processo, concordemente alla conclusione riferita anche alla figlia della sera dell’omicidio al telefono, testualmente “eh però pure tua madre “, come dire, in fondo anche lei se l’è cercata”.

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