Nasce il progetto "Esco con gli amici" di Fondazione Roma Litorale. Galloni: "Un'attività dovuta alle persone che abbiamo in carico"
Ostia: si chiama “Esco con gli amici” ed è il nuovo progetto pensato dalla Fondazione Roma Litorale per far acquisire autonomia ai ragazzi con disabilità del neurosviluppo e fragilità, in cura presso questo ente socio sanitario con sede ad Ostia, e che si occupa di 500 bambini e ragazzi.
Creare relazioni positive con il territorio e soprattutto costruire e condividere esperienze che possano far sentire i ragazzi membri della comunità, ma anche autonomi e capaci di interagire tra loro fuori dal contesto della Fondazione Roma Litorale.
E’ questo l’obiettivo pensato per Davide, Francesca, Lorenzo, Tommaso, Jessica, Federica, Barbara, Allison e Simone, pazienti della Fondazione Roma Litorale ma soprattutto amici, che qui si sono conosciuti per la necessità di affrontare le loro fragilità, e raggiungere la loro indipendenza.
Il lavoro che stanno affrontando a tal scopo, con un piccolo successo ogni giorno, è quello che parte fin dal Bar della Fondazione, dove a turno i ragazzi sono impegnati a preparare e servire caffè e cappuccini a dipendenti e famiglie, ma non si ferma tra le pareti di questo posto rassicurante, anzi si spinge per strada, dove tutto è più difficile, e dove questo gruppo coeso di amici, deve imparare a destreggiarsi.
All’esterno ma insieme, questi giovani imparano tante piccole e gradi cose essenziali per poter uscire: dalle regole base del codice della strada, al tragitto verso bar e ristoranti che hanno scelto, al fare i conti e maneggiare i soldi per essere indipendenti e (non farsi imbrogliare).
Insomma un impegno complesso ma non impossibile, e che prosegue la serie di iniziative e risultati di cui questo ente va decisamente fiero (leggi qui):
“L’obiettivo di “Esco con gli amici” – spiega la dottoressa Daniela Pierlorenzi, coordinatrice del Centro Diurno della Fondazione Roma Litorale – è che i ragazzi riescano a muoversi in autonomia e possano frequentarsi anche fuori. Il progetto è diviso per step, in modo da acquisire le capacità in modo graduale. Il primo step, che stiamo iniziando ora, è trovare due luoghi che ai ragazzi interessi frequentare, in questo caso un bar e un ristorante, e mostrare loro il percorso”.
Una fase che come spiega la responsabile, servirà a prendere anche dei punti di riferimento: la farmacia, un negozio, o un palazzo che possa aiutarli a orientarsi e non perdersi. Una volta assimilato il percorso saranno i ragazzi a dover mostrare la strada agli assistenti.
Durante il terzo step poi, i ragazzi saranno seguiti a distanza da un educatore per poi procedere in totale autonomia:
“Naturalmente saremo in contatto con loro, così come saranno avvertiti gli esercizi commerciali che quindi li attenderanno – prosegue la coordinatrice -. Obiettivo finale è ampliare i punti di loro interesse in modo che possano, come tutti noi, socializzare dopo il lavoro recandosi al bar, al ristorante o dove vogliano. Prendere i mezzi pubblici, utilizzare il denaro”.
L’attività è organizzata dall’equipe del centro diurno della Fondazione sotto la sorveglianza dell’equipe medica e di supervisione, spiega il direttore generale, Stefano Galloni:
“L’iniziativa è certamente motivo di orgoglio ma deve essere considerata come una attività ‘dovuta’ alle persone che abbiamo in carico, che rimangono il soggetto fondamentale cui dare supporto per l’inclusione e una vita serena come per ogni altro cittadino. Questo è l’obiettivo, questo è uno dei nostri scopi sociali, nel rispetto dei principi di autodeterminazione e autorappresentanza – conclude Galloni.
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