Il Financial Times celebra la Garbatella, “affascinante sobborgo giardino di Roma”

Il popoloso quartiere di Roma sud viene definito come un sobborgo splendido, "Dove si respira serenità"

Murales in Via Giovanni da Capistrano alla Garbatella. Fonte Google Maps

Il pittoresco quartiere della Garbetella, reso celebre dalla fiction televisiva con Claudio Amendola “I Cesaroni” è al centro delle illustri attenzioni della “bibbia” finanziaria per eccellenza, la prestigiosa testata britannica del Financial Times, che le dedica un articolo dal titolo “Una guida per esperti alla Garbatella, l’affascinante sobborgo giardino di Roma”.

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Il popoloso quartiere di Roma sud viene definito come un sobborgo splendido, “Dove si respira serenità”

Nell’articolo si evidenziano le bellezze e la tranquillità di Garbatella, si parla di una zona senza tempo, “Dove si respira serenità”.

Garbatella, quartiere di Roma sud tra i più verdi della Capitale, fa sentire il visitatore e il cittadino che passeggia e vive le sue vie “Come in una favola”, in una perfetta fusione tra arte urbana, architettura e dove poter degustare i sapori tipici, inconfondibili e senza tempo della cucina capitolina più verace, all’interno di deliziosi ristoranti dall’aura popolare.

Lo stesso Primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri, in risposta all’articolo e rimarcando la prestigiosa attenzione mediatica riservata dal Financial Times alla Garbatella, in un suo tweet dal profilo ufficiale ha commentato: “Un bel riconoscimento internazionale quello del Financial Times. I quartieri storici di Roma sono un patrimonio da custodire e valorizzare sempre di più. Viva Garbatella!”

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Il tweet su Garbatella di Roberto Gualtieri

 

Focus su Garbatella, le origini del quartiere

Sin dal Medioevo il territorio su cui sorge il nucleo originario del quartiere della Garbatella era interessato dalla presenza di diversi proprietari laici ed ecclesiastici, tra questi ultimi probabilmente il più importante era il monastero di Sant’Alessio all’Aventino che sin dal XII secolo possedeva beni nelle contrade della Bagnaia, che secondo Antonio Nibby prenderebbe nome dai bagni fatti costruire da papa Simmaco verso l’anno 500 tra l’abside della basilica di San Paolo e la rupe omonima, Formello e valle Cupula, tutte comprese nell’area racchiusa dall’alveo del fiume Almone o Acquataccio, dalla via Ostiense e da via delle Sette Chiese. A queste si aggiunsero nel tempo altri proprietari come Nicola Maria Nicolai.

Agli inizi del secolo XX quando iniziarono gli espropri per la costruzione del quartiere le maggiori proprietà risultavano essere quelle della famiglia Torlonia proprietaria della tenuta di Monte Bagnaia e quella degli eredi di Mariano Armellini, oltre alle vigne delle famiglie Roselli, Belardi e Bellini.

Il nuovo quartiere fu fondato negli anni venti su questi territori posti sui colli che dominano la basilica Papale di San Paolo fuori le mura e che da questa avevano preso il nome di Colli di San Paolo.

Dopo la prima guerra mondiale Roma visse una fase di grande sviluppo edilizio, paragonabile per alcuni versi a quella del secondo dopoguerra. Il settore sud della capitale, nelle intenzioni degli urbanisti umbertini guidati da Paolo Orlando, doveva essere connesso al lido di Ostia tramite un canale navigabile parallelo al Tevere, che non fu però mai scavato. Tale canale avrebbe dovuto dotare Roma di un porto commerciale molto vicino al centro della città (distante meno di duecento metri dalle mura aureliane), nei pressi dell’odierna via del Porto Fluviale, situata al confine tra Garbatella e Testaccio; nella zona a ridosso del canale avrebbero dovuto sorgere una serie di lotti abitativi destinati ad ospitare i futuri lavoratori portuali.

Fu con questa idea che il re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra a piazza Benedetto Brin, il 18 febbraio del 1920: era allora sindaco Adolfo Apolloni che aveva seguito attentamente i progetti e si era adoperato affinché fosse incrementato e valorizzato il verde nella città ed aveva promosso il criterio di inserire verde e giardini nell’edilizia popolare.

Il medesimo progetto portuale fu condizione dell’odonomastica della nascente zona che è a riferimento marinaro, essendo gran parte delle sue strade e piazze intitolate a persone e soggetti del mondo navale.

Il progetto edilizio fu intrapreso in un’area allora semi disabitata e coperta da vigne e pascoli per pecore. Significativa eccezione costituiva la Basilica Papale di San Paolo fuori le mura, dalla quale si dipartiva via delle Sette Chiese, una strada di raccordo ortogonale alle vie consolari Ardeatina ed Appia, della quale si servivano i pellegrini diretti alla basilica di San Sebastiano, e che tuttora viene percorsa per il pellegrinaggio al santuario della Madonna del Divino Amore.

Nella zona sorge inoltre la chiesetta dedicata ai santi Isidoro ed Eurosia, già nota al popolo come Chiesoletta e dove, secondo una leggenda, sarebbe avvenuto un incontro tra Filippo Neri, ideatore del pellegrinaggio delle Sette Chiese, e Carlo Borromeo.

Fino al 1930 circa il nome del quartiere fu a lungo dibattuto: le possibili alternative prese in considerazione furono, oltre al nome attuale, Concordia, come richiamo ed auspicio di pace sociale, o Remuria: quest’ultimo nome basato sulla leggenda secondo la quale Romolo avrebbe fondato su questo colle la sua città e non, come afferma la più nota tradizione tratta dall’Ab Urbe condita libri CXLII di Tito Livio, sul Palatino.

Negli anni di poco successivi il nuovo quartiere fu anche destinato ad accogliere numerose famiglie sfollate a seguito dell’abbattimento della Spina di Borgo per la realizzazione di via della Conciliazione e della demolizione delle abitazioni per la realizzazione di via dei Fori Imperiali, dando così al quartiere la notorietà di ospitare persone e famiglie di antica romanità.

Dal punto di vista politico la Garbatella era, ed è tuttora, una zona storicamente “rossa” ed operaia: la Resistenza partigiana trovò qui un appoggio incondizionato, al pari dei quartieri Ostiense e Portuense e del rione Testaccio. Tuttavia anche da questo quartiere nelle elezioni politiche del 1994 provenne un largo consenso alla nuova formazione politica Forza Italia (1994) che consentì al candidato Luigi Muratori di raccogliere il 55% dei suffragi nel collegio di Roma Ostiense; così come un forte consenso è stato tributato ai candidati del Movimento 5 Stelle nelle elezioni amministrative del giugno 2016.

L’origine del nome Garbatella è molto dibattuta: secondo un’ipotesi molto diffusa, il quartiere prenderebbe il nome dall’appellativo dato alla proprietaria di un’osteria che sarebbe sorta sullo sperone roccioso sovrastante la basilica di San Paolo (sul lato sinistro dell’odierna via Ostiense, provenendo dalla Porta San Paolo) all’altezza del Sepolcreto Ostiense; la zona è stata per secoli luogo di passaggio dei pellegrini che percorrevano via delle Sette Chiese, collegante la basilica Paolina alla basilica di San Sebastiano fuori le mura (dal XVI secolo inclusa nel pellegrinaggio per la visita alle sette chiese di Roma).

Tale ostessa – una donna di nome Carlotta (o Maria, secondo altri studi)– sarebbe stata tanto benvoluta dai viaggiatori che chiedevano ostello presso la sua locanda, da meritare il nome di “Garbata Ostella”, successivamente sincopato in “Garbatella“.

Le ragioni del favore concessole si riferirebbero alla sua caritatevole attitudine verso i bisognosi, anche se un’interpretazione più maliziosa andava ben oltre questa bonaria ricostruzione.

Una seconda ipotesi sul nome “Garbatella” vuole, invece, che derivi dall’amenità del luogo; mentre un’ultima interpretazione, con qualche fondamento scientifico, fa riferimento al tipo di coltivazione della vite detto “a barbata” o “a garbata”, nella quale le viti vengono appoggiate ad alberi di acero od olmo), in uso nei terreni detti “Tenuta dei 12 cancelli” (comprendenti l’attuale via delle Sette Chiese), posseduti nel XIX secolo da monsignor Alessandro Nicolai, ministro dell’agricoltura di papa Gregorio XVI.

Una nuova ipotesi sulla nascita del toponimo Garbatella è stata pubblicata sul volume Garbatella 100, il racconto di un secolo, edito per i tipi di Iacobelli a novembre del 2019. Lo studio, curato da Giorgio Guidoni, rivela che il nome Garbatella, appellativo di Clementina Eusebi, l’ostessa che nel periodo 1835-1850 gestì la famosa osteria che darà il nome alla zona, deriva probabilmente dal cognome della madre di Clementina, Maddalena Garbata, vedova Eusebi.

Per riconoscere la madre dalla figlia probabilmente venivano appellate Garbata (la madre) e Garbatella (la figlia). Tale osteria, inoltre, si collocava sulla via Ostiense, a metà strada tra la Piramide Cestia e la Basilica di San Paolo, dove oggi ha inizio via degli Argonauti.

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