Il giro di spaccio nel condominio di via Due Ponti porta al giallo della morte di un 35enne, ma anche a un altro giallo: quello di Maddalena Urbani
C’è un giallo dietro l’operazione “Tabla Rasa”, l’indagine che ha appena portato la polizia ad arrestare 9 pusher che gravitavano in un condominio popolare in via Due Ponti, isola dello spaccio a Roma Nord (leggi qui). Un filo che porta a misteriose morti per droga e a uno giro di crack e cocaina venduta notte e giorno, che è stato possibile smantellare solo con delle telecamere a distanza.
Al civico 180 di via Due Ponti nell’aprile dell’anno scorso era morto Davide Labate, un 35enne, precipitato nel vuoto dopo aver consumato crack: un giallo che riporta a un altro.
Labate, la notte in cui è morto, aveva in tasca le chiavi dell’appartamento in cui pochi giorni prima era deceduta Maddalena Urbani, la figlia del medico-eroe della Sars.
Labate era il proprietario di quell’appartamento in stato di degrado in cui era morta la ragazza, lo aveva ereditato dalla nonna, ma non ci viveva. In quella casa ci abitava, e per di più agli arresti domiciliari, Abdul Aziz Rajab (leggi qui), un siriano finito poi in galera con l’accusa di omicidio volontario: per la procura è da addebitare a lui la morte di Maddalena Urbani perché pur vedendola in overdose, per evitare guai con la giustizia, aveva preferito non chiamare i soccorsi causandone la morte.
Il siriano inizialmente accusato anche di aver fornito lui la droga si è ritrovato a processo solo per la morte. Chi abbia venduto stupefacente alla giovane così è rimasto un giallo.
Ora il cerchio segnato da lutti e spaccio in qualche modo si chiude. Gli investigatori del commissariato Flaminio nella retata “Tabla Rasa” hanno arrestato il pusher del condominio al civico 180 di via Due Ponti dove Labate si sarebbe più volte rifornito: il sudamericano ribattezzato Kike.
Labate era precipitato da un muretto, forse, perché troppo sotto effetto di droghe. A testimoniare alla polizia la condizione di tossicodipendenza del ragazzo è stata la sua compagna. Kike alla fine è stato arrestato e per spaccio. Un arresto non facile: si avvaleva di vedette per controllare la zona.
Ecco perché per mettere fine a quella centrale dello spaccio a Roma Nord la polizia è dovuta ricorrere a telecamere piazzate a distanza.
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