Soldi dello Stato ai parenti, commercialista condannato

Il commercialista, con studio a Coppedé, avrebbe  dirottato due milioni di euro sui suoi conti e su quelli di familiari: condannati anche altri 4 funzionari del Mef ritenuti complici

Avrebbe distratto somme dello Stato elargendole o, per lo meno dirottandole, persino sui conti di parenti. E’ l’accusa che a piazzale Clodio ha appena portato alla condanna con l’accusa di peculato di un noto commercialista romano con studio nel quartiere Coppedé.

Il commercialista, con studio a Coppedé, avrebbe  dirottato due milioni di euro sui suoi conti e su quelli di familiari: condannati anche altri 4 funzionari del Mef ritenuti complici

L’imputato, un titolo da marchese ed esperto fiscalista, secondo la ricostruzione dell’accusa accolta dai giudici di primo grado, in qualità di Commissario liquidatore di un fondo di oltre 20 milioni del ministero dell’economia e quindi in veste di pubblico ufficiale avrebbe sperperato una parte della somma, in parte dirottandola sui conti di amici e parenti e in parte versandoli a funzionari del Mef, il ministero dell’economia, di cui 4 sono stati condannati assieme a lui, con pene fino a sei anni.

In sette anni, fino al 2014, secondo la procura, il commercialista con 122 bonifici avrebbe trasferito sui suoi conti personali la somma complessiva di 1 milione e mezzo (1.460.550 per precisione), e con 54 assegni circolari avrebbe prelevato un altro mezzo milione di euro (545.640).

In particolare, secondo la ricostruzione della guardia di finanza, il commercialista avrebbe versato 266.000 euro al fratello, 45.000 euro alla convivente (entrambi non indagati), e a catena altre decine di migliaia di euro a suoi soci in affari.

L’indagine era partita con una nota della Banca d’Italia e si era conclusa nel 2015 con sei arresti, tra cui il commercialista. Dopo 7 anni di processo il caso si è chiuso con 5 condanne e tre assoluzioni.

Tra queste quella di un dirigente della Ragioneria dello Stato assistito dall’avvocato Carmine De Pietro: “La assoluzione è sempre una vittoria sia personale che della collettività. Ma il prezzo da pagare è sempre alto. Il mio assistito ha visto trascorrere sette lunghi anni in vicende processuali che lo hanno duramente provato: la verità arriva ma nessuno potrà restituirgli la serenità perduta”.

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