La condanna di primo grado è stata inflitta a otto carabinieri, tra appuntati fino ad alti ufficiali, per aver tentato di sviare le indagini sul pestaggio di Cucchi
Otto carabinieri condannati con l’accusa di avere messo in atto depistaggi dopo la morte di Stefano Cucchi. Un altro capitolo sul caso Cucchi si avvia alla chiusura: oggi, 7 aprile, a piazzale Clodio un giudice monocratico con una sentenza shock ha ritenuto colpevoli 8 carabinieri, tra appuntati e alti ufficiali, per i depistaggi che sarebbero seguiti all’arresto per droga di Stefano Cucchi; solo pochi giorni fa, invece, la conferma in Cassazione delle condanne per il pestaggio (leggi qui).
Il giudice del tribunale monocratico ha inflitto complessivamente 22 anni di carcere all’intera linea di comando che avrebbe gestito le fasi successive all’arresto di Stefano Cucchi per coprirne il pestaggio che nel giro di pochi giorni ha portato alla morte del giovane.
Agli imputati venivano contestati i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.
Per la prima volta una sentenza – va precisato non definitiva – ha certificato così ciò che alcuni carabinieri avrebbero fatto per occultare quanto accaduto la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 nella caserma Casilina. Un tentativo di sviare le indagini che si è scontrato con la sentenza emessa dal giudice Roberto Nespeca, a seguito di delicate indagini svolte dal pm Giovanni Musarò.
“Anni e anni della nostra vita sono andati distrutti, ma oggi ci siamo e le persone che sono stati la causa, i responsabili, sono stati condannati. La verità alla fine è stata accertata“, ha commentato la condanna Ilaria Cucchi, la combattiva sorella di Stefano.
A pochi minuti dalla sentenza l’Arma ha preso subito posizione. “La sentenza odierna del processo che ha visto imputati otto militari per vicende connesse con la gestione di accertamenti nell’ambito del procedimento “Cucchi-ter”, riacuisce il profondo dolore dell’Arma per la perdita di una giovane vita”, riporta una nota del Comando generale dei carabinieiri, “Ai familiari rinnoviamo, ancora una volta, tutta la nostra vicinanza”.
“La sentenza – prosegue la nota – seppur di primo grado, accerta condotte lontane dai
valori e dai principi dell’Arma. L’amarezza è amplificata anche dal vissuto professionale e personale dei militari condannati. Nei loro confronti sono stati, da tempo, adottati trasferimenti da posizioni di Comando a incarichi burocratici e non appena la sentenza sarà irrevocabile, verranno sollecitamente definiti i procedimenti amministrativi e disciplinari
conseguenti”.
Da qui la conclusione: “In linea con le affermazioni del Pubblico Ministero nel corso del
dibattimento, il quale ha evidenziato come il processo non fosse ” carico dell’Arma”
– costituitasi peraltro parte civile – si ribadisce il fermo e assoluto impegno ad agire sempre e comunque con rigore e trasparenza, anche soprattutto nei confronti dei propri
appartenenti”.
canaledieci.it è su Google News:
per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie clicca su questo link e digita la stellina in alto a destra per seguire la fonte.