Ci sono responsabilità precise nella vergognosa gestione dei trasporti pubblici di Roma tra mancata manutenzione e acquisti tardivi di nuovi treni
Non passa giorno che i treni si fermino e le corse rallentino sulle metropolitane e lungo la Roma-Lido. Ancora oggi, mentre scrivo, i portali mobilità della Capitale segnalano la chiusura della stazione Re di Roma per guasto tecnico e sulla Metro C la circolazione rallentata.
Sulla Roma-Lido ieri, domenica 20 marzo, nel pomeriggio si è toccata la vergognosa frequenza di un treno in partenza ogni ora. Assurdo se si pensa che questa linea di collegamento negli anni bui del fascismo, quando è nata (1924) aveva una frequenza di mezz’ora ed è riuscita a mantenerla per oltre settant’anni. Pure in presenza di propagandistiche promesse di trasformarla in metropolitana per efficienza e frequenza.
Il perché di questo sfascio ormai è noto: le linee metropolitane e la Roma-Lido sono vissute troppo a lungo senza le dovute manutenzioni e il parco rotabile non è stato rinnovato per tempo. Al punto che l’Autorità della sicurezza ferroviaria Ansfisa è stata costretta a fermare prima cinque treni della Roma-Lido (leggi qui).
Ovviamente, non si possono addossare le responsabilità esclusivamente alle amministrazioni degli ultimi anni: lo scempio si è compiuto nell’arco di decenni. Però, almeno riguardo alla Roma-Lido, l’Ansfisa aveva avvertito la Giunta Raggi il 27 luglio 2020, un anno prima del blocco, che i treni dovevano essere sottoposti a revisione. Gli assessori Linda Meleo prima e Pietro Calabrese poi, con l’amministratore dell’Atac, Giovanni Mottura se ne erano ben guardati dal rispettare la prescrizione e avevano proceduto con il “tiriamo a campa’”. Probabilmente anche per la scarsa chiarezza del contratto di servizio sottoscritto con la Regione Lazio, si è speculato sulla pelle dei romani. Con le gravi conseguenze che tutti conosciamo.
A febbraio scorso (leggi qui) il copione si è replicato con il fermo di un treno della Metro C e uno sulla B oltre che su prescrizioni severe per altre infrastrutture. A novembre c’è stato il passaggio di consegne: in Campidoglio siede Roberto Gualtieri come sindaco e Eugenio Patanè come assessore ai Trasporti. Troppo poco tempo per rendersi conto del disastro? Non lo so. Certo è che politici avveduti come loro non potevano non sapere già della situazione e quindi ci si sarebbe aspettata un’immediata attivazione sul problema.
Mancano i pezzi per effettuare certe riparazioni, si è detto. A chi sarebbe spettato, se non ai vertici dell’Atac che si sono succeduti negli anni, assicurarsi adeguate forniture per evitare lo stillicidio?
Un’altra certezza è che il Campidoglio non ha brillato di certo per prontezza anche quando i treni sono stati fermati: ci sono voluti mesi prima di assegnare il contratto di manutenzione il cui appalto è andato per due volte deserto e una volta finito in tribunale. D’altra parte, cosa aspettarsi da un management che ha dirottato nel gasolio per i bus circolanti i fondi regionali per completare la stazione di Acilia Sud? E che commento si può dare di un’amministrazione che non ha ancora finanziato il viadotto che dovrà collegare quella fermata a Dragona? Nessuno, se non il giudizio degli elettori che l’hanno mandata a casa.
Sul mancato acquisto dei treni la responsabilità è netta e indiscutibile: è della Regione Lazio di Nicola Zingaretti. L’ente da anni ha previsto l’acquisto di 38 convogli (20 per la Roma-Lido e 18 per la Roma-Viterbo) ma solo a gennaio 2018 ha lanciato la prima gara d’appalto per 5 treni destinati alla Lido e 6 alla Roma Nord. Sono trascorsi tre anni e mezzo prima di arrivare all’assegnazione dell’appalto che il 16 marzo scorso (leggi qui) è stato pure sospeso dal Tar. Colpa dei burocrati incapaci o di politici troppo invadenti?
L’esasperazione è al limite: giovedì 17 marzo (leggi qui) i pendolari infuriati per l’ennesimo blocco della Roma-Lido, hanno bloccato la via Ostiense. Si rischia un’escalation della rabbia dalle modalità imprevedibili.
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