Roma, maxi-sequestro di beni alla ‘ndrangheta: confiscato patrimonio da 3 milioni di Euro

Due i soggetti colpiti dai provvedimenti dell'autorità giudiziaria, con un sequestro alla n'drangheta di beni mobili e immobili e rapporti finanziari

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Roma: quest’oggi 18 marzo è avvenuto un importante sequestro di beni da parte della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Roma che dalle prime ore del mattino sta eseguendo un decreto di sequestro di beni ai fini di confisca nei confronti di due soggetti.

Due i soggetti colpiti dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria, con un sequestro alla n’drangheta di beni mobili e immobili e rapporti finanziari

Sono due i nomi inseriti in gravi contesti di criminalità della ‘ndragheta operante nel quadrante tirrenico, che fanno capo alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro. Sequestrati beni per 3 milioni di Euro.

I dettagli

Il primo a essere colpito dai provvedimenti è C. A., di 61 anni, esponente della cosca calabra dei Mammoliti di Castellace di Oppido Mamertina mentre la seconda è un pregiudicato romano F. G., classe 1942.

Le indagini hanno avuto impulso dalle ricerche dagli specialisti della Divisione Anticrimine. L’obiettivo è stato quello analizzare l’excursus criminale dei due soggetti analizzando anche le posizioni economico-patrimoniali anche dei rispettivi nuclei familiari.

Dalle analisi è stata evidenziata una rilevante sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati anche in relazione all’attività economica svolta, tale da far ritenere che siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

Beni sequestrati per 3 milioni di Euro

Circa tre milioni di euro l’ammontare dei beni sottoposti a sequestro. Dentro c’è di tutto: da un complesso immobiliare, situato a Roma, costituito da locali commerciali di estesa superficie e a un altro destinato ad albergo–ristorante ai Castelli, precisamente ai Castelli.

Non solo. Sono stati individuai inoltre altri immobili in Calabria, una polizza assicurativa del valore di € 150.000, oltre a numerosi rapporti finanziari, di cui uno intestato ad un società di capitali operante nel settore dell’energia elettrica, con sede sempre a Roma. Le disponibilità finanziarie sono tutt’ora in corso di accertamento.

I soggetti colpiti

Per quanto riguarda C. A. è accusato dei reati di bancarotta fraudolenta e l’impiego di capitali illeciti in attività economiche, gestite con modalità illecite, al fine di aumentarne al massimo i profitti, nonché quelli di seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive e agevolative.

La necessità di reinvestire i notevoli flussi finanziari illecitamente acquisiti ha spinto l’uomo a trasferire a Roma e provincia il centro dei suoi interessi, con particolare riferimento al settore alberghiero e della ristorazione.

Per quanto concerne il romano F. G. invece si tratta di un usuraio noto alle forze dell’ordine e che convogliava i proventi della criminalità mafiosa ai fini dell’attività di riciclaggio.

Anche in questo caso la Questura evidenzia l’elevato spessore criminale dello stesso, accostato, fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, a personaggi come i defunti Sbarra Danilo e Merluzzi Luciano, con  quest’ultimo commercialista del cassiere di “Cosa Nostra”, Pippo Calò e appartenenti alla “Banda della Magliana” e alla “Camorra”.

Da qui i sequestri preventivi che, costituiscono una eccellente azione di contrasto alla criminalità organizzata e un importante strumento attraverso il quale le ricchezze accumulate vengono sottratte al circuito criminale per essere restituite alla collettività in un percorso di legalità.

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