Covid e guerra: decolla l’inflazione, sale la disoccupazione e produzione giù

Disastrosi dati economico-finanziari per l’Italia: a gennaio inflazione al 4,3%, disoccupazione al 10% e cala la produzione

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Il covid presenta il conto e la guerra fa il resto: l’Italia ha parametri economico finanziari in grande crisi e le prospettive sono di un netto ulteriore peggioramento.

Disastrosi dati economico-finanziari per l’Italia: a gennaio inflazione al 4,3%, disoccupazione al 10% e cala la produzione

Lo confermano i dati diffusi oggi dall’Istat e dal centro studi della Confcommercio. La pandemia ha rallentato la crescita economica e la guerra sta accelerando il processo inflattivo. E le prospettive, in relazione soprattutto alla crisi energetica, non sembrano migliorare il quadro della situazione che si sta già ripercuotendo nelle tasche degli italiani.

L’inflazione

A gennaio i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato un’accelerazione che ne ha attestato la crescita al 4,3% tendenziale. È quanto rende noto Confcommercio nel suo rapporto sul Misery Index. «Sulla base di quanto sta avvenendo sui mercati delle materie prime, energetiche e non, il rialzo dovrebbe proseguire anche nei prossimi mesi», prevede l’associazione.

La disoccupazione

A gennaio il tasso di disoccupazione esteso è risultato pari al 10,5%. È quanto calcola Confcommercio. Le ore autorizzate di Cig, si legge nel rapporto del Misery Index, sono state oltre 62 milioni, a cui si sommano oltre 22 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. Del totale delle ore autorizzate il 59,6% aveva causale Covid-19.

Anche a gennaio, evidenzia inoltre l’associazione, sono state le imprese del turismo, del commercio e dei servizi di mercato a registrare il numero più elevato delle ore autorizzate con questa causale (oltre il 64% del totale), a testimonianza che per questi settori la fase critica non è stata ancora superata. In termini di ore di Cig effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a Ula, si stima che questo corrisponda a 226mila unità lavorative standard.

La produzione industriale

Secondo i dati diffusi dall’Istat, l’Istituto nazionale di ricerche statistiche, nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente.

L’indice destagionalizzato mensile segna diminuzioni congiunturali in tutti i comparti: variazioni negative caratterizzano, infatti, l’energia (-5,2%), i beni di consumo (-3,6%), i beni intermedi (-3,4%) e, in misura meno rilevante, i beni strumentali (-1,6%). Corretto per gli effetti di calendario, l’indice registra un incremento tendenziale solo per l’energia (+1,1%), mentre i restanti comparti mostrano flessioni, con un calo maggiore per i beni intermedi (-5,2%) e quelli strumentali (-3,5%) e meno marcato per i beni di consumo (-1,5%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+10,7%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+8,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (+1,6%). Viceversa, le flessioni più accentuate si osservano nelle attività estrattive (-12,7%), fabbricazione di apparecchiature elettriche (-12%) e altre industrie manifatturiere (-7,1%).