Le ultime ore di vita di Cranio Randagio, testimonianze choc

Il rapper Cranio Randagio era stato anche filmato agonizzante. Per l'accusa il 118 è stato chiamato tardi

Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, forse avrebbe potuto essere salvato la notte di quella festa a casa di amici finita male. Invece, come emerso nel processo appena avviato a piazzale Clodio, mentre il rapper, ore prima veniva risucchiato da un cocktail di droghe mortale, qualcuno degli amici ha girato un video del suo respiro affannoso scambiato probabilmente per un russare. Pensavano che dormisse, senza intuirne la gravità.

Il rapper Cranio Randagio era stato anche filmato; il 118, per l’accusa, chiamato tardi

Era la notte tra l’11 e il 12 novembre 2016 in un appartamento al quartiere Balduina. Ora a processo ci sono tre giovani, compreso il festeggiato e padrone di casa. Degli imputati il primo è accusato di morte come conseguenza di altro reato e di cessione di sostanze stupefacenti mentre gli altri due di  favoreggiamento per aver cercato di impedire l’identificazione del pusher e di altri ipotetici ragazzi che hanno ceduto droga.

Il video

Nel corso dell’ultima udienza alcuni giovani presenti la notte della disgrazia (alla festa oltre a Cranio Randagio c’erano undici ragazzi e una ragazza, tutti ventenni, chi dj e videomaker) hanno riferito in aula che Vittorio alla fine si era addormentato, ma ad un tratto aveva cominciato a russare, pensavano che dormisse profondamente. Verso le nove del mattino – mentre la situazione clinica del ragazzo andava degenerando – vennero girati alcuni video “del suo respiro rumoroso, come di qualcuno che stava russando”, dice una testimone. Alle due la morte. Nel video si vedono due degli imputati ridere e scherzare su questo dettaglio “Quella notte sono stati consumati stupefacenti di ogni tipo – ha riferito una ragazza al giudice, “C’era un via vai di gente soprattutto nella camera da letto dove si consumavano vari stupefacenti”.

Il video però, secondo l’avvocato Giovanni Maria Giaquinto che assiste due imputati, sarebbe stato registrato ore prima, quando non era nemmeno immaginabile la tragedia che purtroppo si è verificata. La ragazza sentita in aula – in base alla ricostruzione del penalista – avrebbe confermato che Vittorio stava russando, circostanza che avrebbe fatto scoppiare le risate degli amici. La prossima udienza il 16 marzo.

La ricostruzione

La ricostruzione del pm Maria Rosaria Guglielmi, titolare dell’inchiesta, era partita dall’autopsia che ha accertato la morte per ”intossicazione acuta letale di ossicodone, ecstasy, ketamina, codeina e morfina” e dall’analisi del traffico degli smartphone e proprio di alcuni filmati girati durante e dopo la festa. Ad inchiodare il pusher messaggio su Facebook: ”Io porto il crack”. Anche se una successiva perizia tossicologica, chiesta dal gip, aveva invece portato a escludere che fosse stato il crack o la cocaina la droga scatenante dell’overdose perché assunta la sera prima della festa. Di certo il mutismo collettivo andato avanti per anni aveva fatto presupporre a lungo dettagli da nascondere. ”Abbiamo fumato solo qualche sigaretta di marijuana e qualche birra”, la prima ammissione.  Ora man mano emerge il clima della serata e forse pure la mancanza di lucidità da non lasciare intuire un possibile dramma. Circostanze queste legate al respiro introdotte dalle domande dell’avvocato Marco Macchia che assiste la madre e il fratello di Cranio Randagio.

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