Epidemia nuova ondata, la Regione Lazio: “Entro il 6 dicembre 253 posti letto covid in più”. Ecco dove

La Regione Lazio ordina ai vertici ospedalieri di attivare entro lunedì prossimo 200 nuovi posti letto ordinari e 53 di terapia intensiva. Diramata la lista

covid

La Regione Lazio si prepara alla nuova ondata covid. Dopo che per la terza settimana consecutiva di registrano oltre 800 casi giornalieri di positività, l’assessorato alla Salute ha disposto il potenziamento della rete covid aggiungendo ai 1099 posti (dei quali 146 di terapia intensiva) altri 200 letti, dei quali 53 di intensiva.

La Regione Lazio ordina ai vertici ospedalieri di attivare entro lunedì prossimo 200 nuovi posti letto ordinari e 53 di terapia intensiva. Diramata la lista

La nota è stata diffusa a tutte le aziende ospedaliere, alle Asl e al 118 dalla Direzione regionale Salute e integrazione sociosanitaria – Area rete ospedaliera e specialistica.  Si tratta del piano di risposta all’evoluzione dell’epidemia da Sars-Cov2: le rilevazioni sulla diffusione dei positivi mostrano nel Lazio “i valori di RDt e di RHct superiori a 1 per la sesta settimana consecutiva e un’incidenza giornaliera di nuovi casi positivi superiore a 800 per la terza settimana consecutiva”.

Per questo motivo l’amministrazione regionale ha ordinato l’ampliamento del numero di posti letto, sia per i ricoveri ordinari che per quelli di terapia intensiva. Da subito, ovvero entro il 6 dicembre dovranno essere resi disponibili negli ospedali già attrezzati con percorsi differenziati un totale di 953 posti letto ordinari e 146 di terapia intensiva destinati ai pazienti covid. Gli altri 200 ordinari e 53 di terapia intensiva dovranno essere attivati il prima possibile per rispondere alla crescita progressiva dei casi.

Ecco la tabella elaborata dalla Regione Lazio

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La decisione è destinata a richiedere un enorme sacrificio ai sanitari, in prima linea ormai da febbraio 2020 e alle prese con gravi carenze d’organico, e a suscitare enormi polemiche. Soprattutto per quegli ospedali, come il Grassi di Ostia e il San Paolo di Civitavecchia, costretti a costituire percorsi differenziati limitando la risposta di assistenza sanitaria alle comunità che sono distanti dai grandi centri ospedalieri di Roma.

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