Ladispoli, trovata una tartaruga morta sulla spiaggia di Torre Flavia

L'indicazione dell'esperto: "Non toccate gli animali morti per evitare il rischio di contrarre malattie"

La tartaruga, simbolo di animale quieto e inoffensivo, amato da tutti per la sua bellezza, la sua colorazione, il caratteristico guscio (il carapace) ed il suo essere mite è specie diffusa in molti mari del mondo ma è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è ormai al limite dell’estinzione nelle acque territoriali italiane.

L’indicazione dell’esperto: “Non toccate gli animali morti per evitare il rischio di contrarre malattie”

Proprio una piccola tartaruga di mare della specie caretta caretta è stata rinvenuta senza vita nella spiaggia di Torre Flavia, l’antica struttura militare d’avvistamento di Ladispoli costruita in epoca medievale e realizzata su una preesistente costruzione di epoca romana. Una emergenza, quella degli animali morti sulle coste del litorale laziale, siano essi tartarughe o uccelli, che non accenna a diminuire, minando e mettendo a rischio l’ecosistema faunistico ed ambientale del territorio.

In questo caso Corrado Battisti, esperto di Città Metropolitana per le specie protette, intervistato da Radio CentroMare, spiega le possibili cause della morte della tartaruga: “Potrebbero essere stati i rifiuti, i pezzi di plastica scambiati per nutrimento e cibo dalle tartarughe, che se ingeriti naturalmente ne provocano la morte, oppure ami e lenze abbandonate in mare dai pescatori, cosa che spesso noi diciamo loro di non fare, restando inascoltati”. Ma, prosegue Battisti, “Le tartarughe non sono le uniche specie animali trovate morte sulla spiaggia di Torre Flavia, spesso ci sono anche molti volatili, come gabbiani reali, beccaccini, aironi cenerini, tutti senza ferite da armi da caccia, e abbiamo coinvolto l’istituto zooprofilattico per capire il motivo di tutti questi decessi”. Nell’immediato, tuttavia, Battisti ha una raccomandazione importante da fare: “Non toccate gli animali morti, per non correre il rischio di contrarre, al contatto con questi ultimi, malattie pericolose, nonostante, specie i bambini, possano essere attratti dalla fauna”.

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