Economia & Lavoro

Ex Alitalia: “Approvato il decreto delle vergogna”. A rischio anche attività di terra

Denuncia delle lavoratrici e lavoratori ex Alitalia: "Ci fa rabbia che questo avvenga da un'azienda che è al 100% pubblica"

Roma: il 4 novembre scorso è stato approvato al Senato, il “Decreto infrastrutture e trasporti” che attraverso l’articolo 7 cancella le tutele occupazionali, normative e salariali previste dalla legge 2112 del Codice Civile per quanto riguarda la cessione d’azienda e ramo d’azienda.

L’approvazione del decreto e relativo articolo 7, nei passaggi specifici della parte Aviation tra Alitalia ad Ita, di fatto manda in deroga la legge 2112, che avrebbe continuato a garantire i lavoratori rispetto a delle tutele occupazionali, salariali e normative. Con l’approvazione di questo decreto, quindi, Ita non sarà più obbligata a rispettare tali parametri. Lo ha reso noto in queste ore il Comitato “Tutti a Bordo, No al Piano Ita”.

Denuncia delle lavoratrici e lavoratori ex Alitalia: “Ci fa rabbia che questo avvenga da un’azienda che è al 100% pubblica”

Dopo il passaggio alla Camera dei Deputati, e dopo il precedente passaggio in cui era stato votato da tutti i Ministri, il 4 novembre scorso, il “Decreto infrastrutture e trasporti” è stato votato favorevolmente anche da tutti i senatori.

Il decreto, che i lavoratori dell’ex compagnia di bandiera hanno rinominato “il decreto della vergogna”, è quindi passato, avvallando tutto il piano di passaggio dei lavoratori e delle lavoratrici Alitalia, da Alitalia a Ita, realizzato dalla nuova compagnia pubblica gestita dal presidente Altavilla.

Nel darne comunicazione, il Comitato “Tutti a Bordo, No al Piano Ita”, ha affidato ad un portavoce alcune amare dichiarazioni:

La cosa che fa ancora più rabbiaspiega Daniele Cofani (ex lavoratore Alitalia) è che tutto ciò oltre ad essere votato all’interno del Governo italiano, avviene da un’azienda che è al 100% pubblica. Tutto quello che sta avvenendo – proseguono – cioè tutte le discriminazioni nei passaggi da Alitalia ad Ita, le migliaia di licenziamenti, e il mancato rispetto di tutte le tutele occupazionali, è stato compiuto da un’azienda di Stato con l’avvallo di questo Governo. Noi come abbiamo detto più volte – prosegue Cofani – sono ormai dieci mesi che stiamo lottando contro questo piano Ita (leggi qui), che è stato presentato dal precedente governo, quando al Ministero dell’Economia c’era Gualtieri, oggi Sindaco di Roma. E abbiamo continuato a lottare anche con il cambio di governo e con Draghi che ha portato a compimento questo piano, che ha fatto partire una nano compagnia con 52 aerei e 7000 esuberi. Ora un altro passaggio che dovremo affrontare è quello della vendita attraverso dei bandi dell’attività di terra, in quanto solo una parte dell’aviation è passata nella nuova compagnia pubblica”.

Le informazioni arrivate ai dipendenti quindi, sono che entro l’anno tali bandi dovranno essere portati a chiusura, e potrebbe per questo accadere quanto successo per la parte volo, in relazione alle tutele occupazionali previste nella 2112.

“Questo passaggioaggiungono dal Comitato No Ita – che al momento è stato utilizzato solo per la questione di Alitalia, è un precedente molto pericoloso, perché potrebbe mettere in discussione tutte le clausole sociali all’interno del mondo del lavoro durante i passaggi di attività, e un apripista per lo smantellamento della 2112“.

Le conclusioni degli ex dipendenti Alitalia No Ita

Di fatto l’obiettivo che era quello di permettere ad Ita, di acquisire dalla vecchia Alitalia solo alcuni beni del ramo aviation (l’unico che passa alla nuova compagnia) sembrerebbe quindi esser stato così raggiunto.

Questo non fa altro che scaricare i lavoratori e lasciarli senza i diritti acquisitiribadiscono dal Comitato No Ita – senza il CCNL, costretti a partecipare a selezioni come un qualsiasi nuovo candidato e a rinunciare a una buona fetta dello stipendio. Un fatto molto grave che apre la strada ad una gestione delle crisi aziendali e relative cessioni aziendali e dei cambi d’appalto, basate sulla discriminazione e il ricatto ai danni del dipendente che di fatto, di fronte alla prospettiva di perdere il lavoro, viene lasciato solo a contrattare con la nuova amministrazione, senza le norme di diritto a protezione e garanzia. Se un’azienda statale si avvale di questa procedura nelle assunzioni dei lavoratori – concludono i No Ita – per giunta con diversi anni di anzianità e competenze acquisite in un determinato settore, cosa possiamo aspettarci da imprese private e multinazionali?”

Il testo del “Decreto infrastrutture e trasporti” è consultabile sulla Gazzetta Ufficiale.

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