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Riciclo della carta: l’Italia anticipa di 15 anni gli obiettivi europei

L'Italia ha raggiunto, con 15 anni di anticipo, l’obiettivo europeo dell’85% fissato per il 2035

Il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone in Italia ha raggiunto, con 15 anni di anticipo, l’obiettivo europeo dell’85% fissato per il 2035, superando la soglia richiesta del 2,35%.

L’Italia ha raggiunto con 15 anni di anticipo gli obiettivi europei sul riciclo della carta.

Crossroads sign – recycling concept

Nel contesto globale che ha risentito della crisi pandemica, i 600 impianti di riciclo distribuiti sul territorio nazionale hanno, infatti, prodotto 6,8 milioni di tonnellate di carta da macero, aumentando del 3,2%, la produzione di materia prima rispetto all’anno precedente e rispondendo adeguatamente al fabbisogno del mercato.

Si tratta di un comparto che esporta annualmente circa 1,8 milioni di tonnellate di materia prima di qualità e di un settore che coinvolge piccole e medie imprese specializzate, per un valore della produzione aggregato di circa 4 miliardi e 20 mila addetti.

È un buon risultato soprattutto perché nel 2020 il mercato della carta da macero aveva risentito della crisi pandemica, determinando un calo dei quantitativi della produzione del 4,1%. La filiera si era però sostenuta con la produzione di imballaggi derivanti dal boom dell’e-commerce e del delivery, che hanno segnato un incremento del 45% rispetto all’anno precedente.

Poi, il decreto “End of Waste” e il “Pacchetto Economia Circolare”, sono stati decisivo per la regolamentazione del settore, sebbene restino ancora da chiarire alcuni aspetti normativi ostativi per lo sviluppo del comparto del recupero e riciclo dei maceri, in particolare il tema della TARI. La TARI è infatti ancora slegata dalla quantità dei rifiuti prodotti e dall’effettivo servizio erogato e produce effetti distorsivi su numerose città.

Per il futuro, il PNRR prevede complessivamente 58,47 miliardi di euro per l’attuazione di iniziative nell’ambito della “Rivoluzione verde e la transizione ecologica”, di cui 1,5 miliardi alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento degli esistenti, oltre a 600 milioni per i cosiddetti progetti “faro” (che promuovono l’utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo nei settori produttivi).

L’economia circolare italiana (leggi qui) dovrà tuttavia beneficiare di un’attività di semplificazione amministrativa e burocratica per far confluire i fondi alle imprese. Unirima (l’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri ) auspica che il Paese ponga le basi per implementare i progetti di rinnovamento impiantistico, sostenendo le imprese del riciclo attraverso un contributo per ogni tonnellata di materiale recuperato da rifiuti e trasformato in “End of Waste” (EoW) o Materia Prima Seconda (MPS), nonché attraverso un aumento della copertura finanziaria prevista per il credito d’imposta.

 

Alessia Pasotto, dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo.

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