Roma, come in “Totò truffa” vendono casa di un altro: arrestati in cinque (VIDEO)

Hanno venduto la casa di un altro riuscendo ad incassare 250 mila euro

Roma: vendono una casa non loro e incassano 250 mila euro. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno arrestato cinque persone in relazione a una truffa nel settore delle compravendite immobiliari.

Vendono una casa non loro e incassano 250 mila euro. Cinque arresti in carcere.

Come Antonio e Camillo, i protagonisti del famoso film “Totò truffa” hanno venduto la casa di un altro riuscendo ad incassare 250 mila euro.

I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di cinque persone, indagate per le ipotesi di reato di falso ideologico, falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla propria identità, possesso di documenti di identificazione falsi, riciclaggio e autoriciclaggio in relazione a una truffa nel settore delle compravendite immobiliari.

Le indagini

Le indagini sono partite da alcune denunce presentate da diversi soggetti con riferimento a condotte fraudolente poste in essere in tempi diversi, ma relative allo stesso appartamento di Roma.

Gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della GdF presso la Procura, hanno ricostruito una sofisticata truffa realizzata, nell’arco di diversi mesi, in danno di una giovane famiglia che si apprestava ad acquistare la “prima casa”.

Nello specifico, Mario Mattei (classe 1963) faceva pubblicare un annuncio di vendita su un noto sito web e, quale sedicente agente immobiliare, curava i rapporti con gli aspiranti acquirenti. Con l’ausilio di Nagla Alagrebi (classe 1976), che, anche grazie a un documento contraffatto, si spacciava quale proprietaria della casa, è poi riuscito a stipulare un “regolare” atto di compravendita davanti a un notaio, all’oscuro della frode, e a ottenere il prezzo pattuito di circa 250 mila euro.

La somma è poi stata fatta tempestivamente sparire dal conto corrente appositamente aperto sfruttando la falsa identità della Alagrebi, tramite prelevamenti in contanti e due bonifici effettuati a favore di altrettante società in assenza di valide motivazioni economiche.

Gli approfondimenti condotti nei confronti di queste ultime hanno permesso di svelare l’attività di “monetizzazione” di proventi derivanti da attività criminose svolta dal trio composto da Massimo Mannarà (classe 1961), Francesco Carpentieri (classe 1964) e Mario Bazzurri (classe 1965).

Tramite prelevamenti di denaro contante, infatti, i soldi tornavano in breve tempo, al netto del corrispettivo per l’illecita prestazione resa, a chi aveva disposto i bonifici.

Ricordiamo ai lettori che la posizione degli arrestati è quella di indagati, che le prove si formano nel corso del processo e che si è colpevoli solo dopo il terzo grado di giudizio.

 

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