La Regione Lazio ha approvato una controversa norma per la gestione della fauna selvatica in sovrannumero.
“Un far west anche nel cuore della Capitale”, denuncia Legambiente
La norma inserita nel collegato al bilancio prevede che, anche nei territori delle aree protette, in caso di inerzia degli enti nell’attuazione dei piani di gestione delle specie in sovrannumero, la regione potrà affidare ai proprietari dei terreni come agricoltori, affittuari o conduttori di fondi, muniti di porto d’armi, il compito di abbattere i capi su richiesta degli stessi soggetti interessati.
Un provvedimento che ha immediatamente allarmato Legambiente.
“No ai fucili nei parchi! Questa norma è un errore gravissimo di consiglio e giunta regionale grado di scatenare un far-west anche nel cuore della Capitale“, ha dichiarato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.
“Sarebbe folle pensare di incontrare uomini armati nelle nostre aree protette come vorrebbero alcune rappresentanze di parte e come sancisce la norma, soprattutto quelle urbane e periurbane, così straordinariamente importanti per le necessità della collettività“, sottolinea Scacchi.
“Il cinghiale è una specie in grande sovrannumero, va ridotta drasticamente la sua popolazione senza se e senza ma“, concede il presidente di Legambiente Lazio, “ma ciò va fatto attraverso le regole esistenti: nei parchi vuol dire gabbie per le catture anche finalizzate all’alienazione dell’animale; gli abbattimenti dove è possibile per legge e le catture anche ai fini di alienazione ma senza fucili nelle aree protette, di cinghiali, daini e altre specie in sovrannumero“.
“Peraltro“, spiega Scacchi, “il sovrannumero di cinghiali, così come di daini e molte altre specie, è un fenomeno scatenato dai ripopolamenti ai fini venatori che per decenni hanno previsto una reintroduzione forzata di questi animali per potergli poi sparare“.
“Questi errori storici li paghiamo gravemente per lo squilibrio ecologico evidente al quale hanno portato, a Roma lo paghiamo ancor di più per le gravissime situazioni conseguenti alle strade invase dai rifiuti da troppi anni, che attirano i capi e ne cambiano il regime alimentare“, conclude Scacchi.
Legambiente, Coldiretti, Federparchi e la Regione Lazio hanno firmato più di due anni fa un protocollo per il contrasto dei cinghiali in sovrannumero nei parchi.
Un protocollo che non è mai stato attuato.
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