Labur su Castelfusano: “Ma quali droni, per spegnere gli incendi ci vogliono le autobotti”

Ancora incompleto il piano ipertecnologico presentato dalla sindaca contro gli incendi ci si interroga su autobotti e manichette idriche

incendio

Il controllo non basta: per spegnere gli incendi non è sufficiente individuarli in tempo ma anche intervenire con strumenti idonei. Per esempio con autobotti moderne, vasche di raccolta delle acque e manichette idriche efficienti.

Ancora incompleto il piano ipertecnologico presentato dalla sindaca contro gli incendi ci si interroga su autobotti e manichette idriche

Lo denuncia Labur, Laboratorio Urbanistico all’indomani dell’inaugurazione (alla chetichella) del sistema di rilevamento tecnologico degli incendi a Castelfusano (leggi qui). Annunciato il 23 marzo come progetto sperimentale di Roma Capitale e gruppo Leonardo di “Sicurezza e controllo per la Pineta di Castel Fusano. con utilizzo di satelliti, droni, sensori, Intelligenza Artificiale e 5G, in un’ottica di sostenibilità e tutela ambientale. Il sistema doveva essere ‘operativo a partire da luglio’ e rimanere ‘in esercizio fino a metà 2022’. Un mese lo abbiamo già perso. Siamo ad agosto. Il progetto non è stato terminato. Mancano ancora tutti i pali, per cui il pattugliamento da parte dei droni che servono sotto ‘il profilo dell’ordine pubblico, degli incendi e della protezione dell’ambiente’ di fatto è minimo”.

Ma basta il monitoraggio? Certamente no: individuato l’incendio, c’è bisogno di chi lo spenga. La dotazione comunale, denuncia Labur, è di “due autobotti del Servizio Giardini, una dei primi anni ‘90 l’altra addirittura degli anni ’80. Però abbiamo un autobotte nuova di pacca, costata 148mila euro, per annaffiare non si sa bene cosa, visto come è ridotto il verde nel Municipio X. Se nella prima fase, quella della prevenzione, la tecnologia può essere determinante nella valutazione del rischio grazie alla rete satellitare e l’utilizzo di droni, se la seconda fase è quella della individuazione del rogo dove la tempestività è fondamentale per evitare che il fuoco dal terreno salga in chioma e si propaghi da un albero all’altro diventando spesso incontrollabile, la terza fase è quella dello spegnimento. Salvo casi rarissimi, tutti gli incendi alla Pineta di Castel Fusano (nel parco urbano più grande della Capitale di 1.000 ettari, 100 ettari andati in fumo solo nel 2017) sono stati dolosi. Da anni la vasca antincendio tra via del Circuito e la Cristoforo Colombo ospita solo la ‘raccolta’ di rifiuti ingombranti. La recinzione è divelta. Al 30 maggio il Piano antincendi boschivo (Aib2021, che definisce il numero di pompieri e volontari assegnati ai parchi) non era stato ancora attivato, ma ancora più grave, la verifica delle bocchette anti-incendio non è stata ancora effettuata e siamo ad agosto”.

Castel Fusano: presentato il sistema di controllo della pineta attraverso i droni