Quando Ostia coniava monete e le prime tessere “prepagate” della storia (VIDEO)

L’archeologo esperto di numismatica Vincenzo Lemmo rivela che Ostia aveva una zecca e che coniava anche tessere prepagate per accedere agli spettacoli

Ospite della trasmissione di Canale 10 Roma Vista Mare, l’archeologo esperto in numismatica Vincenzo Lemmo, ha rivelato un aspetto sconosciuto ai più: non solo Ostia in epoca romana batteva moneta, vale a dire era dotata di una zecca per il conio, ma in fase più avanzata dell’Impero stampava anche tessere “prepagate” in piombo.

L’archeologo esperto di numismatica Vincenzo Lemmo rivela che Ostia aveva una zecca e che coniava anche tessere prepagate per accedere agli spettacoli

Vincenzo Lemmo è un’autorità nel campo dell’archeologia e, più in generale, della cultura. Ad esempio, è il curatore della mostra “Il mondo salverà la bellezza? – Prevenzione e sicurezza per la tutela dei Beni Culturali” ospitata fino al 4 novembre a Castel Sant’Angelo a Roma.

A lui abbiamo chiesto di parlarci della Zecca di Ostia e se l’allora colonia romana batteva moneta. “Sì, sicuramente una zecca era presente a Ostia nel IV Secolo d.C. perché per esempio nelle monete di coniazione di Massenzio, sul fondo della moneta (in gergo numismatico esergo) abbiamo il simbolo proprio della zecca di Ostia con a volte scritte le iniziali OST” è l’affermazione di Lemmo. L’ esergo è quello spazio delle monete o delle medaglie in cui è incisa la data, il nome della zecca, il valore o un motto. In questo senso le monete hanno un altissimo valore storico e documentario: è il caso del Sesterzio di Nerone che raffigura su una facciata il porto di Ostia.

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Il sesterzio di Nerone con raffigurato il porto di Ostia su un lato della moneta

 

I testi riferiscono che fu proprio Massenzio a fondare la zecca di Ostia nel 308/309 o nel 311, con personale proveniente dalla zecca di Cartagine, chiusa a seguito della soppressione della ribellione di Lucio Domizio Alessandro. La zecca, però a Ostia avrebbe funzionato davvero per pochi anni: nel 313, a seguito della vittoria riportata sullo stesso Massenzio, l’imperatore Costantino I trasferì il personale alla nuova zecca di Arelate (l’odierna città francese di Arles).

La zecca era presente sia a Roma che a Ostia ma le strutture avevano funzioni diverse. La zecca di Roma riforniva la penisola mentre quella di Ostia riforniva di monete le Tres Provinciae (Sicilia, Sardegna e Corsica) sotto la giurisdizione del rationalis trium provinciarum, e forse anche l’Africa.

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Il follis di Costantino con in fondo il simbolo e la sigla della zecca di Ostia

Che la zecca di Ostia funzionasse nell’Alto Impero – aggiunge Lemmo – non può essere detto con altrettanta sicurezza perché non abbiamo testimonianze. Sicuramente venivano coniate delle tessere in piombo che servivano per entrare nei teatri o per ricevere il grano ogni mese. Sicuramente Ostia, insieme con Marsiglia, è una delle città di produzione di queste tessere che poi circolavano per tutto l’impero”. Gli esperti tendono a concordare che quelle tessere in piombo erano usate proprio per favorire l’ingresso a luoghi riservati come il teatro, il circo o anche eventi speciali che si tenevano nei fori boari o altri mercati. Le tessere “prepagate” dell’antica Roma differivano per due aspetti: erano solitamente anepigrafe, ovvero prive di epigrafi che ne spiegassero la funzione, e il materiale usato era solitamente piombo o più raramente bronzo.

Le tessere prepagate erano utilizzate anche nei lupanari o case di prostituzione. In questo caso su una facciata c’era una raffigurazione erotica e sull’altra un numero preceduto dalla lettera A, verosimilmente riguardante il costo delle diverse prestazioni espresso in assi.

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