Parigi vuole estendersi fino al mare: Roma ce l’ha già ma in Campidoglio forse non lo sanno

Mentre Parigi cerca disperatamente l’affaccio sul mare, Roma lo ignora mortificando un’economia invidiabile

Il Comune metropolitano di Parigi vuole estendere i suoi confini fino al mare. E’ la notizia di queste ultime ore e un po’ fa sorridere: Roma è una città di mare ma in Campidoglio sembrano non essersene accorti.

L’osservazione non deriva solo dalla pervicace insistenza del Comune sull’ormai abortita “Tiberis“, la penosa “spiaggia di Roma” ai piedi di Ponte Marconi, ma dal disgraziato destino patito da Ostia negli ultimi anni. Il quartiere marittimo della Capitale è impresentabile sotto il profilo dell’arredo urbano, tragicamente mal servito da mezzi pubblici, soffocato nelle iniziative imprenditoriali di ampio respiro, oggetto di maldestre sperimentazioni viaria e ciclabili.

Mentre Parigi cerca disperatamente l’affaccio sul mare, Roma lo ignora mortificando un’economia invidiabile

Sul possibile parallelo tra Parigi e Roma abbiamo chiesto l’autorevole parere di Roberto Riccardi, segretario romano dell’UdC e, prima ancora, raffinato giornalista di lungo corso. Ecco il quadro che ha fatto per canaledieci.it

«Se Parigi avesse lu mare, sarebbe ‘na piccola Bari» è un famoso adagio che deve essere giunto alle orecchie di Anne Hidalgo, Sindaca di Parigi, che ha deciso di estendere i confini della città sino alle rive dell’oceano, dotando la Capitale francese di un approdo sul Canale della Manica.

Ha quindi preso carta e penna ed ha scritto al suo Governo chiedendo di istituire un collegamento con treni ad alta velocità con Le Havre in Normandia, lì dove finisce la Senna, perché «il destino di Parigi è avere uno sbocco al mare».

Se doveste pensare che si tratti di un’idea peregrina dettata dalla politica, stareste sbagliando di grosso. Jacque Attali, uno dei maggiori economisti europei, ha dedicato un libro all’argomento: «Paris et la mer. La Seine est Capitale».

Secondo Attali «il futuro della Grande Parigi e della Francia si gioca esattamente all’incrocio tra il mare e la Capitale. La storia lo dimostra: nessuna metropoli può davvero raggiungere una scala globale senza una dimensione marittima. Le città-mondo di ieri e di domani stanno tutte scivolando verso i loro porti. Ne consegue che è urgente congiungere Parigi con il mare, rendendola la porta dell’oceano e la capitale naturale dell’Europa occidentale».

Leggendo queste pagine ispirate, viene da chiedersi se in Campidoglio siano informati che Roma è già sul mare, grazie alla bistrattata e vilipesa Ostia.

Al TGV francese, capace di viaggiare ad una media di 300 km/h, Roma risponde con la linea più scalcinata d’Italia. E pensare che con l’alta velocità in 15 minuti dal Colosseo si potrebbe raggiungere la spiaggia.

Invece, esagerando solo un pochino, oggi un passeggero bendato potrebbe benissimo pensare di stare viaggiando tra Ouagadougou in Burkina Fasu e Lomè in Togo. L’affidabilità del collegamento e la qualità dei vagoni sono praticamente le stesse. Il convoglio per Ostia differisce solo per la mancanza di una locomotiva a vapore. Non è un caso che la Roma-Lido abbia vinto per tre anni consecutivi il singolare Premio Caronte assegnato da Pendolaria alle linee ferroviarie più sgangherate presenti in Italia.

Alla Roma-Lido piove sul bagnato. Non bastava il “solito caos”, con passeggeri costretti a tornare a piedi camminando lungo i binari e vagoni che si infiammano, la notizia dell’ultim’ora è che mancano i treni e da settembre 5 stazioni sono a rischio di soppressione. Potrebbero essere chiuse quelle di Porta San Paolo, Basilica San Paolo, Stella Polare, Castel Fusano e Cristoforo Colombo.

roma-lido

Per raggiungere Le Havre in auto partendo dalla Torre Eiffel occorrono poco più di 2 ore, con un percorso misto autostradale di 196,8 km. A Roma per coprire i 29,2 chilometri che separano il Campidoglio dalle spiagge di Ostia occorre quasi un’ora (quando va bene). Una sproporzione abissale.

All’autoroute francese A13, continuamente rinnovata e liscia come un tavolo da biliardo, Roma risponde con la “Sagra delle Buche” sulla Via del Mare e con la “Festa delle Radici Sporgenti” sulla Cristoforo Colombo.

Simbolo della modernità dell’Era Fascista, la Colombo è stata progettata nel 1937 e completata nel 1954. Da allora l’intervento più importante su questa strada è stato realizzato da Virginia Raggi, che ha ridotto la velocità a 30 chilometri l’ora e disseminato autovelox. L’altra arteria verso le spiagge è la via del Mare, inaugurata nel 1928. All’epoca era la prima autostrada italiana interamente illuminata, adesso neanche quello.

Dal lontano 1954, ovvero dalla metà del secolo scorso, Ostia è cresciuta e la sua popolazione residente si è “ventuplicata”, passando da 16mila a 236mila abitanti, a fronte della più completa stagnazione delle infrastrutture. Anche in questo caso la Raggi può vantare l’unico intervento significativo sulla viabilità: la devastazione del traffico sul lungomare con la creazione di una bislacca pista ciclabile, che ha prodotto il totale “accasinamento” dell’intero quadrante. L’unica tangenziale presente nella città marinara è stata sacrificata ai pedalatori della domenica.

Parliamo ora di spiagge. Il mare dei parigini è quello della Normandia; una delle mete giornaliere preferite è Deauville nel dipartimento del Calvados. Raggiungibile con il treno o con l’auto in meno di due ore, è celebre quale raffinata località balneare e mondana, nota per i fiori variopinti che abbelliscono le strade. Qui visse ed operò dal 1913 la celebre stilista Coco Chanel.

A Deauville tutto ruota intorno ai bagnanti ed agli esercenti con l’obiettivo di facilitarli, ad iniziare dagli ombrelloni colorati che sono messi a disposizione gratuitamente dal Comune. Sono stati costruiti parcheggi a profusione e la stazione ferroviaria è stata posizionata ad un tiro di schioppo dal porto turistico e dalle spiagge dorate, molto lunghe e soprattutto larghe. L’acqua dell’oceano è decisamente freddina, ma la qualità dei servizi e la proposta commerciale sono tali da farla passare in secondo piano. L’offerta comprende grandi alberghi, un casinò, un ippodromo, boutique esclusive, molti negozi di lusso ed una scelta gastronomica capace di soddisfare i palati più esigenti.

Il romano che decide di trascorrere la sua giornata ad Ostia, invece, deve sostenere le fatiche di Sisifo, essendo condannato ad uno sforzo continuo che non produce alcun risultato soddisfacente. Peggio ancora, poi, va ai gestori balneari ed ai commercianti in genere.

Prima di riuscire a mettere “i piedi a mollo”, il bagnante deve superare ardue prove. Sia che decida di servirsi di un trasporto pubblico da terzo mondo, sia che scelga di percorrere strade che verrebbero giudicate “impegnative” da un organizzatore della Parigi Dakar. Per non parlare dei parcheggi, che sono un miraggio degno del Deserto del Sahara.

La vita richiede sempre di fare delle scelte e queste si impongono anche a chi vuole trascorrere una semplice giornata di mare: andare in uno stabilimento, oppure tentare la sorte in una spiaggia libera.

Si chiamano spiagge “libere” ma in realtà sono “occupate” da accampamenti di senza fissa dimora, tollerati in spregio al regolamento urbano che vieta il campeggio. Sono prive di servizi, fatti salvi dei tristissimi bagni chimici, e senza punti di ristoro a causa del mancato rinnovo delle licenze.

tende

Dante Alighieri collocherebbe gli stabilimenti attrezzati ed i loro gestori tra «color che sono sospesi» poiché sono costretti ad operare in una situazione assurda, che ha messo a rischio il futuro di imprese e lavoratori bloccando gli investimenti dei privati a danno dei clienti. 

La Raggi, dopo aver prorogato le licenze ai Tredicine sino al 2033, ha deciso invece di mettere all’asta le concessioni degli stabilimenti di Ostia applicando la direttiva Bolkestein, nonostante una legge dello Stato abbia imposto una proroga d’ufficio per i prossimi 12 anni. Una palese ingiustizia, fatta da chi in passato sosteneva che uno valeva uno, mentre oggi si comporta come se nessuno valesse niente.

Impossibile poi fare un paragone con Deauville riguardo ai servizi ed all’offerta commerciale. Ostia è stata colpevolmente abbandonata alla sua decadenza, solo per fare un esempio: al posto dei fiori presenta erbacce e prati arsi, mentre i commercianti sono costretti a “fare le capriole” pur di mettere insieme il pranzo con la cena.

Nulla viene proposto per attrarre. Sono pari allo zero gli eventi capaci di richiamare pubblico e persino nel trainante settore food la capacità progettuale dei governanti a 5 Stelle fa acqua da tutte le parti. Non vanno oltre ad un unto e bisunto street food infarcito di tristi bancarelle, che colonizzano il commercio estivo.

In tutto il mondo le serate estive sono dedicate al cinema all’aperto, ovunque meno che ad Ostia. Da quest’anno infatti è stato abolito anche il “Cinema in piazza” al Porto Turistico di Roma. Gode invece di ottima salute il “Festival of American Film” a Deauville.

In conclusione, Ostia ha bisogno di una cura ricostituente da cavallo, mentre i suoi abitanti di una di fosforo per la memoria affinché, quando ad ottobre finalmente si potrà votare, evitino di dimenticare i disastri e l’abbandono patiti negli ultimi cinque anni.

Roberto Riccardi

(Segretario UdC Roma)