Laurentino, quattro arresti per usura

L'accusa per le quattro persone raggiunte dalle misure cautelari è di usura e estorsione

associazione sovversiva

La Polizia di Stato sta dando esecuzione in queste ore a quattro misure cautelari per usura ed estorsione, nei confronti di altrettante persone che prestavano denaro ad interessi illegali.

Dalle prime ore della mattina, infatti, è in corso un’operazione della Squadra Mobile di Roma con arresti e perquisizioni.

L’accusa per le quattro persone raggiunte dalle misure cautelari è di usura e estorsione

Quattro sono le misure cautelari emesse dal Giudice delle Indagini Preliminari Gip, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma.

Agli indagati, di età compresa tra i 29 ed i 65 anni, che operano prevalentemente nel quartiere “Laurentino”, sono contestati a vario titolo i delitti di usura ed estorsione aggravate nonché esercizio abusivo di attività finanziaria.

Le indagini sono scaturite da alcune denunce fatte dalle vittime nelle zone Eur, Tintoretto e Marconi, Appio e Portuense, in cui i principali indagati “attingevano” pur avendo la loro base operativa nel quartiere Laurentino, dove venivano fissati appuntamenti con i clienti, concessi materialmente i prestiti di denaro ed effettuate le riscossioni.

La figura di maggior spicco è senz’altro il 34enne romano A.V. – figlio di un altro indagato, A. S., 65enne destinatario della misura di obbligo di presentazione alla P.G. che, sebbene incensurato e formalmente disoccupato, è risultato stabilmente dedito a fatti di usura ed in grado di ricorrere anche a minacce  ed esternazioni di carattere estorsivo per rientrare in possesso delle somme di denaro con interessi illegali pattuite con le vittime: personaggio contraddistinto dal più marcato temperamento criminale tra gli indagati, è infatti destinatario del provvedimento di custodia cautelare degli arresti domiciliari, in quanto gestore in prima persona dell’attività di abusivismo finanziario in modo ripetuto, attraverso la concessione di svariati prestiti nell’arco di un lungo periodo temporale.

Tra le persone sottoposte all’obbligo di dimora e divieto di avvicinamento nei confronti di una vittima, figurano invece M.U. 57enne con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, e braccio destro di A.V. con cui deve rispondere anche di estorsione aggravata in concorso, e S.A., 29enne romano.

All’esito delle investigazioni, condotte anche grazie all’attività tecnica di intercettazione e che hanno riguardato l’accertamento dei fatti nel periodo compreso tra il marzo 2018 ed il mese di giugno del 2020, è stato possibile ricostruire le mansioni svolte da ciascun indagato, delineando la pratica costante di abusivismo finanziario attraverso la sistematica concessione di prestiti di denaro ad interessi usurari a soggetti in difficoltà economiche, con l’aggiunta di eventuali maggiorazioni che venivano comminate in caso di ritardo nei pagamenti.

Lo schema seguito per la concessione dei prestiti è venuto alla luce mediante gli approfondimenti investigativi mediante i quali si è accertato che gli interessi praticati, da corrispondere a cadenza mensile, oscillavano tra il 130 ed il 480% circa, su base annua.

La modalità di estinzione invece si basava sul modello c.d. “a fermo”: infatti il debito generato dalla concessione iniziale di una somma di denaro, sebbene utilizzato come parametro per calcolare ciascuna rata, sarebbe stato considerato estinto solo mediante il pagamento per intero della quota capitale.

Con questo sistema, in pratica, la vittima si trovava a restituire, nel giro di pochi mesi, somme complessive pari quantomeno al doppio, al triplo se non addirittura a cinque volte l’ammontare ottenuto in prestito, sempre al netto delle “ristrutturazioni” del debito effettuate arbitrariamente dagli indagati, man mano che non rientravano del denaro prestato nei tempi concordati.

Il sistema operativo delittuoso, ben collaudato, non ha subìto arresti neanche durante l’emergenza dettata dalla pandemia da Covid-19 e il vigore delle restrizioni imposte in base alle quali gli indagati hanno riorganizzato la propria attività delittuosa.

Il contrasto ai fenomeni usurai, coordinato dall’apposito Pool Anti-usura del gruppo Reati contro il Patrimonio della Procura della Repubblica, notevolmente potenziato nella fase post-lockdown, consistito nell’incremento della presenza di personale di Polizia a presidio dei territori più colpiti dalla crisi economica e maggiormente esposti al rischio del fenomeno dell’usura, ha permesso nell’ultimo periodo di incentivare le attività smantellando alcune reti criminali nel quadrante meridionale della Capitale.

 

Va ricordato, a tutela degli accusati, che un indagato va ritenuto colpevole solo dopo il terzo grado di giudizio e che le prove di colpevolezza si formano solo nel corso del processo.

 

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