Un professionista, un capitano, una bandiera, tre parole per descrivere Adriano D’Astolfo, classe 1984, all’indomani del suo ritiro dal calcio giocato. Un percorso iniziato fin da piccolissimo dando i primi calci a un pallone sul campo di quella stessa società, l’Ostiamare, che lo ha lanciato tra i professionisti.
19 anni con la maglia biancoviola, 248 presenze in prima squadra, fascia di capitano al braccio, Adriano D’Astolfo passa il testimone all’età di 37 anni
Ai margini della conferenza stampa tenutasi presso il “Fly Decò Hotel” di Ostia Lido, alla presenza del Presidente dell’Ostiamare Luigi Lardone, del Direttore Generale Luigi Baioni, del Direttore Sportivo Fabio Quadraccia e dell’allenatore della prima squadra Stefano De Angelis, Adriano D’Astolfo ha ribadito tutta l’importanza di una “storia d’amore” sportiva durata quasi vent’anni e destinata a continuare nella veste di Direttore Sportivo del settore giovanile, da sempre fiore all’occhiello della società ostiense.
“L’Ostiamare è la mia seconda casa, la mia seconda pelle. È una storia d’amore importantissima. Sono cresciuto fin da piccolo nella società della mia città, una società storica con un bel tifo. Sono cresciuto con il mito della prima squadra, perché i giocatori della prima squadra erano i miei idoli. Da piccolino avevo il sogno di giocare con quella maglia, sogno che ho coronato. Sono orgogliosissimo di aver giocato per dieci anni nella prima squadra dell’Ostiamare. Aver scritto un pezzo di storia di questa società per me è stato il massimo“, ha dichiarato Adriano D’Astolfo, visibilmente emozionato, al nostro Valerio Nasetti.
Adriano D’Astolfo, centrocampista d’interdizione, vanta una carriera di tutto rispetto, con molte stagioni tra i professionisti e la vittoria di un Campionato Europeo con la Nazionale Italiana Under 19 nel 2003. Dalle prime esperienze in serie C con la Lodigiani al grande salto in B con la gloriosa compagine della Ternana. Ancora anni in C fino alla discesa di categoria. Pescatori Ostia, Real Pomezia e Albalonga in Eccellenza Laziale, anticipano il romantico ritorno alle origini, all’Ostiamare, dove approda nel 2011-12. In mezzo due terribili infortuni con il rischio concreto di appendere gli scarpini al chiodo.
Una grande forza d’animo e la costante vicinanza della storica società biancoviola, hanno permesso a D’Astolfo di imporsi negli anni come un giocatore fondamentale per lo spogliatoio e in mezzo al campo. Una vera e propria bandiera, un capitano dal comportamento esemplare, dentro e fuori dal rettangolo di gioco, modello per i più giovani, punto di riferimento per i compagni e idolo della tifoseria. E le tante manifestazioni d’affetto ricevute in questi giorni sono la più diretta testimonianza di quanto Adriano D’Astolfo ha rappresentato per il calcio ostiense e non solo.
Adriano, tu hai alle spalle una carriera di livello tra i professionisti. Sei arrivato a un passo dal calcio che conta. Guardando indietro hai qualche rimpianto, soprattutto in merito all’esperienza alla Ternana in serie B?
“È vero, ero arrivato a un passo davvero dal grande calcio. Anzi ho calcato il grande calcio e me lo ricordo benissimo. Di sicuro potevo fare qualcosa di più. Non intendo criticare gli altri, penso che ci sia stato qualcosa fatto male da parte mia. Gli anni alla Ternana tra serie B e serie C sono stati particolari tra cambi di società, di proprietà, di direttori e di allenatori. Ci sono stati periodi di immensa confusione. In questa confusione sono passati tantissimi calciatori. Ricordo ad esempio di un ritiro in cui le convocazioni avvenivano il giorno prima per il giorno dopo, una situazione di grande difficoltà organizzativa. Ci siamo trovati a fine luglio, a Terni, con sessanta giocatori.
Ho compreso che c’era qualcosa che non andava e questo è stato l’emblema di quegli anni. La Ternana infatti retrocesse dalla B alla C. Da che era una sorta di “paradiso calcistico”, si è ritrovata purtroppo in mezzo a tante vicissitudini con tutta la città contro. Molti calciatori di quella squadra hanno sofferto di questi problemi tra cui io. Sia chiaro che io non voglio dare colpe alla Ternana, ma ho risentito, anche fisicamente, dell’aver vissuto vicende così particolari.
Potevo fare di più nel senso di resistere, tenere duro e reagire in maniera diversa. Purtroppo non è stato così ma io non rinnego quelle annate, anzi quelle annate hanno fatto sì che io sia diventato l’uomo che sono, con molta più forza e consapevolezza. Comprendi anche la mia scelta del 2009 di scendere di categoria, un passo fatto proprio per via di tutte le vicissitudini sofferte in quegli anni. Avevo persino deciso di fermarmi ma poi sono ripartito. E ringrazio di aver passato quei momenti di sofferenza, perché mi hanno trasformato in positivo. Dunque no, non ho rimpianti per quanto vissuto.”
Durante gli anni all’Ostiamare, tu hai ricevuto proposte da altre compagini. Girava voce persino di una squadra estera che ti avrebbe cercato con una certa insistenza. Come è maturata la scelta di rimanere nella società biancoviola fino a fine carriera?
“Le voci delle chiamate sono vere, ci sono state eccome! Per quanto riguarda il professionismo c’era stata una chiamata importante ma la rifiutai prontamente. Considera che il primo anno di ritorno all’Ostiamare mi sono rotto il crociato. L’anno successivo dovevo sdebitarmi con una società che con me si era comportata in maniera encomiabile. Stessa cosa avevo fatto due anni prima con Papagni alla Pescatori Ostia. Purtroppo anche quell’anno fui vittima di un infortunio talmente grave che mi avevano addirittura consigliato di smettere di giocare.
Ma mi sono ripreso ed è stata mia premura dimostrarmi corretto e riconoscente con chi si era comportato bene con me. Tornando all’Ostiamare, io ti parlo di una scelta di vita, legata anche alle esigenze della mia famiglia. Non me la sono sentita di lasciare mia figlia che era piccolina e di andare all’estero. Andare all’estero è a sua volta una scelta di vita che non va mai affrontata con leggerezza. Poi per quanto riguarda l’Ostiamare, non me ne sarei comunque mai andato. Sono sempre stato grato alla società per avermi tenuto per tutte queste stagioni. Per questo ho sempre rifiutato ogni proposta dando priorità all’Ostiamare.
Inoltre tengo anche a sottolineare quanto mi sia integrato da subito nella società, con i tifosi e con tutti i compagni di squadra con i quali ho giocato in questi anni. Sono stato il capitano e passando le stagioni, credo sia normale aver acquisito un ruolo più importante anche all’esterno. Questa responsabilità mi ha donato quel qualcosa in più, mi sono sentito una presenza fondamentale per la squadra. E questo fatto mi ha riempito d’orgoglio.”
Adriano D’Astolfo smette all’età di 37 anni. Forse avrebbe potuto continuare per qualche altra stagione, arretrando il suo baricentro di gioco e sfruttando la sua riconosciuta duttilità tattica. Ma come lui stesso ha dichiarato, avvertiva pressante il desiderio di cimentarsi in un nuovo ruolo, a stretto contatto con i ragazzi e con chi si approccia a dare i primi calci al pallone. I giovani potranno pertanto avvalersi di tutta l’esperienza di un calciatore che è stato prima di tutto un esempio di forza d’animo, determinazione e correttezza dentro e fuori dal campo…
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