Fine di un incubo per gli italiani del Centro-Sud Italia: alle 2,24 ore italiana il razzo cinese Lunga Marcia 5B è precipitato nell’Oceano Indiano, non distante dalle isole Maldive. Nell’ultima orbita ha sorvolato pericolosamente la Sardegna e la Calabria.
Finita alle ore 2,24 l’emergenza che ha mobilitato la Protezione Civile durante tutta la notte
Il secondo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B è rientrato nell’atmosfera all’alba su un punto dell’Oceano Indiano vicino alle isole Maldive. In una delle sue ultime orbite ha salutato l’Italia, sorvolando la Sardegna e la Calabria ma (secondo gli esperti) a una quota non rischiosa, per spostarsi verso Est.
Il rientro è avvenuto (stando al giornale cinese in lingua inglese Global Times) alle 2,24 ora italiana entro i limiti della finestra temporale prevista, che andava dalle 3,11 alle 5,11 italiane, mentre c’è stata un’incertezza decisamente maggiore sul luogo del rientro, inizialmente indicato nel Nord Atlantico e successivamente nel Mediterraneo orientale. È sempre difficile stabilire con esattezza la traiettoria di un oggetto di grandi dimensioni in caduta incontrollata e lo stadio del Lunga Marcia 5B non è stata un’eccezione.
Una volta portato in orbita il modulo principale della nuova stazione spaziale cinese, lo scorso 29 aprile, il più grande razzo costruito dalla Cina aveva esaurito tutto il suo propellente, come previsto nella missione. Come spesso accade, si è data la priorità alla messa in orbita di un oggetto più che alla necessità di conservare un pò di propellente che permettesse di gestire un rientro controllato. Di conseguenza, portata a termine la sua missione, lo stadio del lanciatore ha cominciato la sua caduta verso la Terra.
Il cilindro da 20 tonnellate, lungo più di 30 metri e dal diametro di 5, ha cominciato a scendere ruotando velocemente su se stesso: una situazione che non permette mai di poter calcolare il rientro in modo preciso, ma solo con un margine di incertezza su tempo e luogo del rientro che all’inizio è davvero molto ampio e che progressivamente si riduce. Radar e sensori in tutto il mondo permettono di seguire progressivamente le orbite e di raffinare i calcoli
I dati sono raccolti e utilizzati da organizzazioni come il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (Norad) e il consorzio europeo per la sorveglianza spaziale Eusst (EU Space Surveillance and Tracking), del quale fa parte l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e al quale l’Italia partecipa con Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e il centro (Isoc Italian Space Surveillance and Tracking Operation Center) dell’Aeronautica Militare a Pratica di Mare. Una volta elaborati, i dati vengono trasmessi alla Protezione Civile. Sulla base di questi dati, a ridosso della chiusura della finestra temporale prevista per il rientro, il Dipartimento della Protezione Civile durante la notte ha potuto escludere la caduta di frammenti su tutto il territorio italiano, in accodo con l’Asi e gli altri partecipanti al tavolo tecnico istituito per seguire il rientro incontrollato del detrito spaziale.
Ancora alle ore 22,00 di ieri sera (leggi qui) le due orbite avevano considerato a rischio nove regioni del Centro-Sud Italia.
redazione@canaledieci.it
Circeo, scoperti nella Grotta Guattari reperti fossili di altri 9 uomini di Neanderthal