La “resilienza” delle piccole palestre del Litorale (VIDEO)

A tenerli in piedi è la loro passione: dopo la chiusura della Virgin di Ostia, vi raccontiamo la "resilienza" di decine di piccoli centri sportivi

Dopo la chiusura del mega centro sportivo Virgin, vi raccontiamo la vera “resilienza” messa in atto sul Litorale da decine e decine di piccole palestre allo stremo delle forze. A tenerle in piedi sono i loro obiettivi: passione sportiva, recupero dei ragazzi difficili e sostegno alle amministrazioni che fanno progetti con le famiglie meno agiate. Il servizio è di Mara Azzarelli.

Palestre in crisi, il grido di dolore del mondo dello sport

I grandi impianti sportivi e i centri commerciali chiudono (leggi qui). Quelli più piccoli invece praticano la resilienza: qualcuno indebitandosi, altri semplicemente facendo congelare gli affitti dei locali e rimanendo attaccati al loro obiettivo.

Un obiettivo che non è solo quello rappresentato dal guadagno, ma molto spesso è la passione sportiva, il recupero sociale e il supporto allo sport delle famiglie meno agiate o dei ragazzi disabili.

palestre

Le piccole realtà, soprattutto quelle del mondo dello sport, adesso – dopo un anno di chiusure – sono però allo stremo delle forze. E il grido di dolore che si leva dal Litorale è struggente.

Se facciamo questo lavoro lo facciamo solo ed esclusivamente per passione, non certo per denaro. Perché noi non siamo la Virgin, o le grandi catene”, spiega Marco Nadalin, Asd Boxing Club Fiumicino.

“Lo sport, in particolare il basket, è uno sport di gruppo, di squadra, di socializzazione, ed è questo il problema principale dei ragazzi“, sottolinea Daniele Biondini, Associazione Boy 90 basket Fiumicino.

“La palestra è una base fortissima, per quello che serve. Noi insegnanti siamo come dei secondi genitori: con noi si confidano molto meglio che con la madre o il padre. Dunque la chiusura delle palestre rappresenta anche una questione sociale“, afferma Luciano Soldini, della Soldini boxe Fiumicino.

Quanto accaduto ieri, ovvero la chiusura del mega centro sportivo Virgin, rende l’idea di come possa essere drammatica la resistenza delle realtà più piccole: decine di palestre tra Ostia e Fiumicino, dove si praticano le discipline più disparate, ma dove le chiusure, totali o parziali a seconda delle zone, stanno mettendo a dura prova i gestori.

“Noi ci siamo organizzati già dalla prima pandemia: abbiamo effettuato infatti dei lavori anche all’interno, per il distanziamento sociale e per tutto quello che riguardava la possibilità di rispettare nel maggior modo possibile i protocolli di sicurezza. Chiaramente, oltre a questo, abbiamo anche allestito un’area esterna, perché abbiamo la fortuna di avere comunque uno spazio esterno. E il tutto è costato molti soldi”, spiega Marco Galié, proprietario del Golden Dragon Gym di Dragona.

Una resilienza, quella di questi piccoli centri – a cui si sommano scuole di danza e di ballo – che non potrà durare ancora a lungo. Ma che è indicativa di come la vera forza dell’ossatura economica del Paese non si basi solo sul denaro. Semmai su passione, impegno e voglia di non mollare quello in cui si crede. Anche quando non conviene.

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