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Zona arancione, cosa cambia da martedì per scuole, negozi, bar e ristoranti

Riaprono parrucchieri e negozi, bambini e ragazzi tornano in classe. Gli studenti delle superiori a scuola solo dal 7 aprile: tutte le regole

Da martedì 30 marzo il Lazio, grazie al successo ottenuto nel contenimento dei contagi, passa in zona arancione. Fine del lockdown dunque: potremo uscire di casa liberamente fino alle 22, orario del coprifuoco.

Bambini e ragazzi, dall’asilo fino alla terza media, tornano sui banchi, i negozi rialzano le serrande. Tutte le regole: cosa cambia, chi riapre e chi no.

Lazio in zona arancione, le scuole superiori riaprono dal 7 aprile. Bar e ristoranti chiusi fino a maggio

Dal 30 marzo riaprono le scuole del Lazio, dagli asili fino alle medie. Due giorni sui banchi, poi per gli alunni scattano le vacanze di Pasqua, e arrivederci al 7 aprile.

Ma intanto per genitori e famiglie, alle prese con lavoro e smart-working, vuol dire una boccata di ossigeno non da poco.

Le superiori riapriranno invece il 7 aprile, dopo le vacanze di Pasqua, effettuando la didattica in presenza al 50 per cento.

E dopo due lunghissime settimane di chiusura tornano ad alzare le serrande i parrucchieri e i centri estetici, per la gioia di tante cittadine.

Di nuovo in attività anche tutti i negozi, fino alle 21: riaprono abbigliamento, calzature, e tutti gli esercizi commerciali che erano stati sottoposti allo stop perché non considerati essenziali.

I centri commerciali saranno nuovamente attivi, ma non nel fine settimana: sabato e domenica megastore ancora chiusi.

I grandi esclusi dalle riaperture sono bar e ristoranti: potranno continuare a effettuare il servizio da asporto e le consegne, fino alle 22.

Nulla da fare per musei e mostre: resteranno con i portoni sbarrati, tutti i giorni della settimana.

Con l’entrata in zona arancione finisce anche la limitazione agli spostamenti: non servirà più alcuna autocertificazione per uscire di casa, nel rispetto però degli orari del coprifuoco, dalle 5 alle 22.

Vietato uscire dal proprio Comune di residenza e dalla propria Regione, salvo motivi di lavoro, necessità o salute.

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